Mario Scampuddu

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Notizie - Archivio
| 09 Settembre 2011

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Presentazione

Ho conosciuto il dott. Mario Scampuddu come attivissimo sindaco di Luogosanto, impegnato nella ricerca delle origini medioevali di un paese straordinario, collocato sulle pittoresche alture granitiche della Gallura verso le quali la Madonna avrebbe indirizzato i primi francescani giunti in Sardegna dalla Terra Santa già nel XIII secolo. Ho potuto ammirare il suo dinamismo, la voglia forte di cambiare  e di costruire, il senso profondo di una ospitalità e di una generosità senza pari.

Non lo conoscevo come studioso e debbo dire di esser rimasto sbalordito per questa ricerca sull'albero genealogico della famiglia Iscampuddu-Casarachu, condotta in tanti archivi con l'impegno di un ricercatore vero e con la curiosità di un detective arguto e interessato, che non si ferma di fronte alle difficoltà, che supera gli ostacoli, che osserva le traccie lasciate da antenati lontani, che ora scopriamo di avere in comune. Scorrono in queste pagine personaggi del passato che affiorano attraverso documenti scritti in catalano o in castigliano, ma anche in latino, in logudorese, in italiano: la vita degli stazzi, San Lorenzo presso le sorgenti di Tempio, la pianura di Padulo, con Li Littareddi e Lu Calabresu.

Nella mia famiglia, per parte di madre, mi sono sempre ritenuto un poco gallurese, figlio di Anna Latina Scampuddu, un’insegnante prematuramente scomparsa quando frequentavo la terza elementare, lasciando 5 figli orfani: ricordo le sue lezioni all'Avviamento a Bosa, sul colle dei Cappuccini, dove mi portava spesso con sé, trattato dagli alunni, ragazzi più grandi, quasi come un principe. La gioia di una cavalcata nella campagna di Nigolosu, poi la malattia, una gita alla diga in costruzione sul Temo, le mani ferite e ormai annerite, con le quali aveva raccolto un sasso aguzzo per bloccare la giardinetta di mio padre Ottorino Mastino che rischiava di precipitare nel fondovalle. Infine la tomba bianchissima al cimitero, a fianco delle epigrafi che ricordano i nonni Tommaso e Caterina, Britannico, l'arguto poeta dialettale Giovanni Nurchi, tanti altri personaggi che sono un pezzo della storia della scuola di Bosa.

Sua sorella, Vincenza, la seconda moglie di mio padre, aveva mantenuto un rapporto strettissimo con quelli che abbiamo sempre considerato i parenti veri,  Umberto, il fratello di mio nonno; a Sassari sua figlia Vittoria, a Bono ed a Cagliari zio Martino, il vero nume tutelare della famiglia. E' stato lui ad aver costruito la tomba degli Scampuddu a Bosa. A lui si deve tra l'altro l'adozione di una bambina cilena che ci è cara.

Ora, attraverso questa indagine accuratissima,  scopriamo che la famiglia non è gallurese, ma è  di origine corsa: vorrei ringraziare Mario Scampuddu per questo suo impegno, per questa scoperta, per questo risultato, che ha il fresco sapore di una novità vera, che ci lega all'isola vicina con un saldissimo vincolo di sangue. Al di là del dato filologico, le emozioni che la lettura di questo libro porta con se ci fanno comprendere che qualcosa di noi è andato perduto per sempre. Forse possiamo iniziare proprio da questo senso doloroso della perdita irreparabile per tentare di ritrovare noi stessi, per dare più valore alle minute testimonianze del passato, per avviare un processo di riscoperta di un patrimonio costruito sulle solidarietà e sulle relazioni umane che oggi ci manca davvero, per presentarci più forti di fronte alle sfide che una modernità positiva e promettente ci propone tutti i giorni. Sulla strada ci sono ora tanti altri personaggi, che non sono solo consanguinei, ma più ancora, amici veri e compagni di strada che ora abbiamo ritrovato per sempre.

Sassari, 25 giugno 2011

Attilio Mastino

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Settembre 2011 11:13

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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