Contro l’orientamento del Ministro Gelmini per un accorpamento delle Università di Cagliari e di Sassari per i test di accesso a numero programmato.

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Scritto da Administrator | 30 Aprile 2011

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Contro l’orientamento del Ministro Gelmini per un accorpamento delle Università di Cagliari e di Sassari per i test di accesso a numero programmato.

Le università italiane stanno dando applicazione da qualche mese alla “Grande Riforma” voluta dal Ministro Gelmini, imposta nonostante le accese contestazioni e le proteste che hanno tentato di mettere in luce le tante contraddizioni di una legge considerata fortemente punitiva verso il mondo universitario: l’approvazione dei nuovi statuti è prevista entro il mese di  luglio e le commissioni statutarie lavorano intensamente, come testimonia a Sassari il Blog sul sito Web dell’Ateneo, che registra discussioni, interventi, verbali delle più disparate riunioni, attraverso le quali si tenta di costruire un percorso condiviso.

Arrivati a metà strada, rimangono molti punti interrogativi sulle funzioni degli organi di governo e sulle modalità di costituzione dei dipartimenti. Tra gli aspetti che appassionano di più gli addetti ai lavori c’è questa sorta di spaventosa “transumanza” dei docenti e del personale dalle Facoltà ai dipartimenti di nuova istituzione, ai quali verrà affidata ogni competenza in materia di ricerca, di formazione, di trasferimento e di assistenza.

C’è però un aspetto che rischia di passare sotto silenzio: l’articolo 3 della legge 240, nel quadro degli interventi per contenere la spesa pubblica, introduce incentivi per la federazione e la fusione degli atenei, con l’intento di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie.

Abbiamo già avuto numerose avvisaglie di questi orientamenti con le politiche di blocco di nuove iniziative formative nelle sedi gemmate adottate con decreto dal Ministro: Nuoro, Oristano, Olbia, non potranno progettare nuovi corsi di laurea. E poi con le decisioni adottate sulla formazione degli insegnanti, che sarà organizzata su base regionale: sarà attivato un solo corso di laurea  presso l’Ateneo con maggior numero di studenti.

Il numero delle scuole di specializzazione mediche viene ridotto con un’unica sede in Sardegna. Una dimensione regionale sarà a breve adottata anche per i test d’ingresso ai corsi di laurea a numero programmato, in particolare per Odontoiatria e Medicina, con gravi scompensi e disagi, legati alla rilevante differenza di potenza demografica che comporterà un ripiegamento su Cagliari, che pure è collocata in posizione decentrata rispetto al resto di una Sardegna che si desertifica al suo interno..

L’orientamento del Ministro è chiarissimo e la fusione tra Atenei di una stessa regione è raccomandato sulla base di un progetto contenente le motivazioni, gli obiettivi, le compatibilità finanziarie e logistiche, le proposte di riallocazione dell’organico e delle strutture.

Il Senato Accademico ha chiesto al Rettore di manifestare pubblicamente la netta contrarietà a questo disegno governativo, che d’altra parte contrasta con le politiche ben più aperte e generose della Regione Sardegna: come è noto l’Università di Sassari celebrerà tra qualche mese un anniversario, quello dei 450 anni dalla nascita del collegio gesuitico; ma anche l’Università di Cagliari ha una storia che supera i quattro secoli e che affonda nell’età spagnola.

La regionalizzazione del sistema universitario e la concentrazione in un’unica sede sarà forse possibile in realtà differenti: Sassari dista da Cagliari 220 chilometri, mentre non c’è nessuna altra Università italiana che non abbia un’altra sede universitaria a breve distanza. Senza parlare della collocazione in un’isola e dei collegamenti da terzo mondo su strada o ferrovia, con costi significativi dei trasporti a carico degli studenti. Paradossalmente da Alghero è più semplice raggiungere Barcellona o Milano piuttosto che Cagliari.

Non c’è nessuna ragione scientifica o territoriale per un ripiegamento su Cagliari; sarebbe sciocco non contrastare il volano che tende a distorcere l’allocazione territoriale di investimenti, risorse, popolazione. Conosco troppo bene le posizioni del Rettore dell’Università di Cagliari, l’amico Giovanni Melis, del Senato, dell’intero corpo accademico (dal quale d’altra parte provengo): ci lega un rapporto di amicizia, una piena sintonia di obiettivi e di progetti, come abbiamo constatato in tante occasioni. Dunque il progetto di fusione dei due Atenei non è all’ordine de giorno, ma semmai occorre lavorare di più per la nascita di un sistema universitario regionale, articolato in due università distinte, proiettate ciascuna per suo conto in una dimensione internazionale.

Attraverso un accordo di federazione, i due Senati Accademici dovranno discutere la programmazione strategica e l’offerta formativa definendo sinergie, evitando duplicazioni, premiando le eccellenze, mantenendo un equilibrio, che razionalizzi i corsi di laurea che non rispondono agli indicatori ministeriali. Se non intervenissimo con decisione, il declino del sistema universitario della Sardegna avrà riflessi sulle future generazioni: il nostro compito è colmare le lacune nella conoscenza, aumentare il numero dei laureati, offrire ai giovani sardi un ambiente formativo aperto e internazionale.

Occorre declinare il processo di internazionalizzazione partendo dalla Sardegna, favorendo – in assenza di città di grandi dimensioni – la nascita di un ambiente cosmopolita, aperto, ricco di stimoli, con una molteplicità di culture e di punti di vista. Non è sufficiente limitarci a sostenere la mobilità  Erasmus, con studenti che vanno e vengono: occorre adottare altre misure, come far nascere corsi di laurea internazionali, incrementare il programma dei visiting professors, garantire un livello di conoscenza delle lingue straniere che sia di eccellenza, impartire un numero adeguato di crediti in lingua straniera, promuovere sistematicamente soggiorni lunghi all’estero attraverso i dottorati, garantire una conoscenza tecnologica e informatica diffusa.

Occorre dare agli studenti sardi punti di vista nuovi, orizzonti più larghi, mentalità più aperte. L’ambiente di apprendimento deve coinvolgere di più anche la città che ci ospita, con spazi di qualità dove lo studente incontri i sui abitanti, restituendo alla città un potenziale formativo. Anche la città deve crescere più velocemente e sentire la responsabilità di ospitare una prestigiosa università, estendendo le sue offerte culturali, con una elevazione della qualità della vita e degli incontri sociali, trasformandosi in un sistema urbano eco-sostenibile.

Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Maggio 2013 09:09

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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