Francesca Amalia Grimaldi a Sassari

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Scritto da Administrator | 09 Settembre 2011

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Francesca Amalia Grimaldi a Sassari


Presentare la produzione di Francesca Amalia Grimaldi, affettuosamente sollecitato dall'Assessore comunale alla cultura Dolores Lai, significa per me riflettere sull'originale percorso di un'artista che  incanta, capace di commuovere e di coinvolgere; significa farsi trascinare dolcemente in un mondo colorato di nostalgie, di rimpianti, di melanconie, ma anche di sogni nuovi.

C'è un prima e c'è un dopo nell'esperienza artistica ed umana dell'artista, che prepotentemente si manifesta in questa mostra che presenta innanzi tutto i lavori a carattere prettamente figurativo, realizzati con tecniche miste, pastelli a olio e acquarelli, acquarelli e tempere. Ci sono le marine, le abbaglianti dune di sabbia macchiate dal verde dei cespugli e dal rosso dei fiori dell'armenia pungens, dai ginepri piegati dal vento, soprattutto dalle ombre lunghe che annunciano la sera. Animate dalle barche sfondate, quasi nascoste nella sabbia, dai casotti cadenti, dalle baracche solitarie, dalle vele; con la schiuma del mare, un mare che spesso si confonde con la spiaggia, come durante un temporale, con un cielo talora plumbeo oscurato da tante ombre minacciose, dalle nubi che cadono fino a sfiorare la terra, e che però è attraversato da una luce sfolgorante.  Ci sono i luoghi che amiamo, tra Alghero, Fertilia, Maria Pia, le coste di Capo Marrargiu, Porto Ferro, Rena Majore ad Aglientu con i suoi stranissimi alberi colorati; ci sono sullo sfondo i monti, e all'interno della Sardegna il lago di Gusana, le querce secolari dell'antica Sorabile a Fonni, i colori dell'autunno che macchiano e rendono rossastri gli alberi, che caratterizzano in modo inconsueto anche il terreno di una campagna senza figure umane, solitaria e remota, ma anche desiderata e rimpianta.

Quasi con una predizione, Antonio Romagnino ha parlato del fascino di una pittura che annuncia una tempesta imminente.

E poi, in piena discontinuità e con sorpresa,  la sua ultima produzione che abbandona i temi figurativi e si concentra sulle nuove frontiere dell'astratto: una produzione nata da uno studio e da una ricerca  personali effettuati in questi ultimi anni, nel campo della pittura espressionista contemporanea, con richiami, citazioni, riflessioni,  ma anche con una forte originalità, basata su tecniche inconsuete, che esprimono il proposito di semplificare la realtà, di renderla lineare: così ,  Alghero, la città incantata tra cielo e mare, quasi cristallizzata, vista dalla strada che arriva da Bosa, che ricorda il titolo e le atmosfere di un celebre romanzo di Giulia Clarkson.

In queste opere esplode la creatività dell'artista;  le forme, le linee e il colore sono dominati dalla esigenza di giungere alla manifestazione delle emozioni interiori. Questi elementi vengono caratterizzati dalla deformazione e dalla esasperazione di linee su grandi campiture nere con un linguaggio che si avvale, nel contempo, di una contrastata sintesi disegnativa e una grande valenza cromatica, spesso con un richiamo ai più celebri blues.

Il colore, a tratti molto intenso, viene applicato con molta energia su vaste tele, perché il limite dello spazio non abbia a ridurre la libertà del gesto creativo, con procedimenti tecnici talvolta coincidenti con la “pittura d'azione” (action painting). Si può definire perciò, questo tipo di pittura, come “istintiva”:  la pittrice si sente libera dal preconcetto di sapere ciò che possa dar vita o senso ad un buon quadro, dunque deve obbedire in modo informale solo al suo istinto e al sapiente gesto pittorico che tale istinto guida.

Se c'è un fil rouge che unisce e accompagna tutta questa produzione così diversa ma così riconoscibile, è l'eleganza, la misura, il nobile distacco, che sanno dare sensazioni profonde e sanno parlare con dolcezza al cuore. Con gusto e sapore di vita vera.

Attilio Mastino

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Maggio 2013 14:42

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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