Elementi russi nell’identità del Mediterraneo.

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Scritto da Administrator | 12 Febbraio 2012

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Intervento di Attilio Mastino
Elementi russi nell’identità del Mediterraneo
Sassari, 13 febbraio 2012

Cari amici,

ho l’onore di aprire a nome dell’Università di Sassari questo XXXII Seminario sulla cooperazione mediterranea promosso dall’Istituto di studi e programmi per il Mediterraneo e dal nostro Ateneo, nell’ambito delle celebrazioni per i 450 anni, in collaborazione con l’Unità di ricerca Giorgio la Pira del CNR-Università di Roma La Sapienza.

Saluto gli illustri ospiti, SE l’amico on..le Massimo Vari, Sottosegretario di stato del Ministero per lo sviluppo economico, il presidente dell’ISPROM l’on.le Salvatore Cherchi, il direttore prof. Pierangelo Catalano, soprattutto i nostri ospiti russi: guidati dal prof. Mikhail G. Nosov, vicedirettore dell’Istituto d’Europa dell’Accademia delle scienze di Russia, dal prof. Sergej N. Baburin, Rettore dell’Università Statale Commerciale-Economica Russa, dal prof. Aleksandr K. Golicenkov, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università statale Lomonosov di Mosca, gli altri studiosi dell’Istituto di Storia russa dell’Accademia delle scienze di Russia, del Laboratorio di ricerche geopolitiche dell’Accademia delle scienze, del Dipartimento relazioni esterne del patriarcato di Mosca.

Grazie anche all’Ambasciatore prof. Luigi Vittorio Ferraris ed agli altri ospiti. Infine saluto il prof. Oleg Osipov, direttore del Centro Russo di scienza e cultura in Italia del RosSotrudnicestvo, Agenzia federale per gli affari della Comunità degli stati indipendenti, dei connazionali residenti all’estero e per la cooperazione umanitaria internazionale, con il quale oggi firmeremo un importante accordo di cooperazione scientifica, che promette significativi sviluppi.

Un cordiale benvenuto a tutti in una Sardegna imbiancata di neve in modo assolutamente inusuale e cari auguri di buon lavoro.

Il tema del rapporto tra la Russia e il Mediterraneo viene affrontato da alcuni decenni nell’ambito dei fortunati Convegni Da Roma alla terza Roma, promossi dall’Università La Sapienza, ai quali anche io ho più volte partecipato, seguendo il filone culturale che collega Roma a Costantinopoli e a Mosca.

Oggi faremo un passo in avanti,  presentando gli atti del XXXI seminario svoltosi un anno fa a Carbonia e  cercando di enucleare gli elementi russi che hanno concorso fin dalle origini all’identità profonda del Mediterraneo.

Mi perdonerete se per un attimo vi porterò indietro nel tempo, per definire un ambito geografico, quello della Russia che si affaccia sul Mar Nero, che da sempre ha interagito ed è stato ritenuto profondamente collegato al Mediterraneo, il mare nostrum, degli antichi, studiato di recente da Paola Ruggeri.

Erroneamente Franco Cassano considera <<L'espressione latina mare nostrum, odiosa per il suo senso proprietario>> e sostiene che essa <<oggi può essere pronunziata solo se si accetta uno slittamento del suo significato. Il soggetto proprietario di quell'aggettivo non è, non deve essere, un popolo imperiale che si espande risucchiando l'altro al suo interno, ma il <<noi>> mediterraneo. Quell'espressione non sarà ingannevole solo se sarà detta con convinzione e contemporaneamente in più lingue>>.

In realtà l'espressione Mare nostrum non è originariamente romana, ma fu coniata in ambiente greco già con Platone, comunque molti secoli prima  delle conquiste orientali di Roma, par’emin thalasse. Per Paolo Fedeli, questo è un chiaro esempio ancora una volta della mediazione effettuata dai Latini di fronte all’eredità culturale dei Greci. Del resto sappiamo che la geografia greca cresce a dismisura nel tempo e nello spazio, con le colonne d'Ercole innanzi tutto, che si spostano dalla Grande Sirte progressivamente in direzione dell'Oceano verso occidente e in direzione del Mar Nero verso oriente. Il punto di raccordo fra la tradizione greca e quella romana è unanimemente individuato in un passo del III libro delle Storie di Polibio, che fa giungere il Nostro Mare fino al Tanais, cioè fino al fiume Don che sbocca nel Mard’Azov, presso la penisola di Taman, dove si svolgeranno a breve le ricerche archeologiche dell’Università di Cagliari.

Nell’antichità ad indicare gli estremi sono miticamente Eracle, che pone le sue colonne sull’Atlantico e Dioniso in direzione del mondo scitico fino all’India.

In questi giorni debbo presentare il volume Quale futuro per gli studi classici in Europa curato da Luciano Cicu, con un importante articolo di Ija Majak dell’Università Lomonosov sullo studio della storia dell’antichità classica nella Russia di oggi.  In quella sede Paolo Mastandrea ci ricorda che la letteratura greca inizia con Omero tremila anni fa: Ulisse rappresenta il vero capostipite dell’uomo, legato al legno della barca, tra i canti delle sirene, paragonato all’uomo che si attacca al legno della salvezza, cioè alla croce, per navigare sul mare della vita, attraverso stratificazioni successive fino al cristianesimo. Sappiamo che la letteratura latina nasce con un atto di fondazione che è la traduzione dell’Odissea da parte di Livio Andronico. Ancora una volta Ulisse.

In parallelo al mito di Ulisse, Ferruccio Bertini colloca il mito di Medea, la regina originaria della Colchide occupata dagli Sciti al margine orientale del Ponto Eusino (Lazi, Moschi, Abasei, Suani, Coraxi). Il mito di Medea come quello di Ulisse possiede un valore eterno, soprattutto per noi che lo abbiamo creato: non possiamo rinnegarlo, perché è ancora in grado di parlarci, di porci interrogativi, di offrirci risposte. Medea ha significato e continua a significare, al di là dell’infanticidio rituale, il problema del rapporto tra identità e diversità, tra somiglianza e alterità, perché <<Medea è una regina straniera che si trova  a vivere “da immigrata” ante litteram, nel mondo greco civile e a lei estraneo, mentre lei è portatrice di valori culturali di un’altra civiltà>>.  Figlia di Eeta, innamorata di Giasone, Medea aiuta gli Argonauti ad impadronirsi del vello d’oro e poi  a fuggire dalla Colchide, ad attraversare il Mar Nero e a raggiungere Creta, la Grecia, Corinto.

Siamo di fronte a miti geografici che legano decisamente il Mar Nero al Mediterraneo e la Colchide abitata dagli Sciti con le colonie greche e poi romane della costa pontica mesica e tracica fino al Bosforo Cimmerio ed al Caucaso.

La conquista romana, l’occupazione da parte di Pompeo Magno del Ponto, gli accordi di Augusto signore del cielo, della terra, del cosmo con la Regina Dunamis filoromaios, anticipano di mille anni la traslatio imperii da Roma a Costantinopoli e da Costantinopoli a Mosca terza Roma, ma insieme testimoniano una dimensione geografica che è anche culturale dell’aggregazione del Ponto Eusino al Mare Nostro.

Capirete perciò l’interesse di un antichista come me per un discorso che si estende nel tempo e che sopravvive fino i nostri giorni e che ho potuto ritrovare leggendo molti degli articoli del volume degli Atti dell’incontro di Carbonia e l’0articolo di Salvatore Bono su il Mediterraneo e la Russia.

C’è un mondo intero che abbiamo davanti e che ho potuto iniziare a scoprire in occasione del Convegno di diritto romano promosso dalla nostra Facoltà di Giurisprudenza tra l’Accademia delle Scienze di Mosca, l’Università Lomonosov e Yarloslav, sulle sponde del Volga.

Abbiamo continuato quella collaborazione con la rivista Jus Antiquum, con le tante iniziative promosse dal prof. Giovanni Lobrano, Francesco Sini, Rosanna Ortu e altri.

Abbiamo esteso il numero degli accordi internazionali, quello con l’Istituto Giuridico di San Pietrburgo della Procura Generale della Federazione Russa nel campo delle scienze giuridiche, politiche, storiche e umanistiche; quello con l’Università Accademica del Diritto di Mosca, quelli con l’Istituto America Latina e l’Istituto di storia Universale dell’Accademia delle scienze di Russia, quella con l’Università statale Lomonosov di Mosca nel campo delle Scienze Giuridiche e dell’Architettura, quella con il Vavilov Research Institute di San Pietroburgo nel campo della conservazione della biodiversità per iniziativa del prof. Ignazio Camarda, quello con l’università statale di Arte e Cultura di San Pietroburgo a proposito delle scienze politiche, delle scienze dell’informazione e umanistiche per iniziativa della dott.ssa Laura Rosenkranz, quello con l’Università statale di Cultura e Arte di San Pietroburgo, ecc.

Si è andato sviluppando uno scambio anche a livello studentesco, attraverso l’ampio utlizzo del programma Ulisse finanziato dal nostro Ateneo.

Nello specifico della Facoltà di Lingue, nella cattedra di lingua e letteratura russa convergono differenti interessi scientifici  e differenti percorsi di ricerca, che si sono andati organizzando nei nuovi Dipartimenti di storia, scienze dell’uomo e della formazione e di Scienze umanistiche e sociali, che si coordineranno nella futura struttura di raccordo di Lettere e Lingue.

La Dott.ssa Alessandra Cattani è ricercatrice confermata in Slavistica. Si occupa principalmente  di letteratura russa dell’ottocento, in particolare dell’opera di Nikolaj Gogol’ che viene analizzata con un approccio di tipo ermeneutico quadridimensionale (secondo la scuola della Prof.ssa Lena Szilard) nella sua variante bachtiniana. Si è occupata anche di linguistica e di traduzione di corpora.

Tra i numerosi contatti internazionali, figurano l’Università Statale di San Pietroburgo, l’Accademia delle Scienze (nelle persone dei Proff. Boris Valentinovič Averin e Maria Virolainen), la ELTE University di Budapest. Grazie alla collaborazione con personalità appartenenti a comunità scientifiche nazionali e internazionali di slavistica si sono organizzati diversi convegni che hanno riscosso l’interesse della comunità (“Il mito della città”; “Il dialogo sul multiculturalismo” –con la gradita presenza dell’artista, ormai scomparso, Dmitrij Aleksandrovič Prigov-; “La Russia con un accento mediterraneo”). Grazie a questi contatti e ad altri in fieri, che speriamo di concludere a breve, gli studenti hanno la possibilità di recarsi in Russia per approfondire lo studio della lingua. L’Università di Sassari, inoltre, accresce questa possibilità grazie al programma Ulisse che garantisce una copertura notevole di spesa e che già l’anno scorso si è svolto in modo soddisfacente.

L’esperienza della Dott.ssa Francesca Chessa nell’ambito della slavistica proviene dagli anni di insegnamento presso la cattedra di Lingue Romanze all’Università Lomonosov di Mosca nella fine degli anni settanta e metà degli anni ottanta. Ha conosciuto sopratutto attraverso una esperienza personale il mondo accademico e letterario sovietico degli anni settanta e ottanta a Mosca. Ha studiato la letteratura del samizdat’ e sopratutto la poesia, si è occupata della letteratura del dissenso attraverso l’attività del PEN CLUB Sardo di cui è segretaria generale dal 1998. Ha preso parte come rappresentate del PEN CLUB Sardegna agli incontri internazionali e di recente agli incontri Slovenia L’istituzione di una cattedra di Lingua e letteratura russa, presso la Facoltà di lettere nel corso di Laurea in Lingue e letterature straniere nel 1990 è avvenuta grazia all’assegnazione di un posto per intervento del Ministero degli Affari Esteri. Dalla metà degli anni Ottanta-Novanta ha fatto circolare, pubblicare e invitare, in Italia, in Scozia, in Inghilterra, scritti e scrittori di quel periodo, tra essi Sedakova e Prigov. Si  occupa di traduzione letteraria e di scienza della traduzione. E’ traduttrice dei versi, dei saggi e degli scritti autobiografici dell’autrice contemporanea Olga Sedakova, della quale sta pubblicando un volume in italiano presso la casa editrice Aracne. La sua ricerca incrocia diversi interessi, quelli letterari e linguistici con applicazioni informatiche, che ha presentato in vari programmi europei del Multilingual WEB. La Sedakova ha preso parte al primo programma di visiting professor, dell’Università degli studi di Sassari e contribuito alla ricerca su Dante delle Università di Milano e Sassari, della associazione milanese: Esperimenti Danteschi; Nell’ambito delle celebrazioni su Dante la dott.ssa Chessa ha trdotto due dei saggi di O. Sedakova, presentati a Sassari e a Milano.  Ha partecipato al recente programma di celebrazioni di Brodskij a Venezia, con la traduzione italiana di O. Sedakova In memoria del poeta, nel volume stampato a cura di Katia Margolis recentemente a Venezia. Il volume Venezia: Paradiso ritrovato contiene poesie, di cui alcune inedite, di undici poeti russi, tra i quali Jurij Kublanovskij, Olga Sedakova, Bakhyt Kenjeev, Viktor Kulle, Evgenij Rein, Lev Losev. Il progetto si avvale del patrocinio del Ministero dei Beni culturali della Russia ed è iscritto nell'ambito dell'Anno della Cultura russa in Italia.

Attualmente la cattedra di russo si avvale della collaborazione del Dott. Conti, studioso dagli interessi a carattere prevalentemente filologico – linguistico in ambito russistico e polonistico. Altri collaboratori della cattedra sono il Dott. Giuseppe Mussi, letterato e linguista, che ha conseguito recentemente il dottorato  con una tesi sull’Oblomov di Gončarov e che si occupa anche di poesia russa del ‘900; la Dott.ssa Valeria Pala, linguista e letterata, che si è occupata dell’interpretazione del testo letterario nell’idea di Gramsci e Bachtin.

Grazie al sapiente lavoro degli insegnanti Collaboratori esperti linguisti del Centro Linguistico di Ateneo diretto dalla prof.ssa Simonetta Sanna, Dott. Igor’ Kopylov ed Elena Tchikisheva, l’insegnamento della lingua russa è seguito da numerosi studenti che, oltre alle lezioni universitarie, possono usufruire dei corsi POR proposti dal Centro Linguistico di Ateneo.

Mi scuso se mi sono dilungato e Auguro che anche con il seminario di oggi si rilanci una collaborazione che consideriamo preziosa per il nostro Ateneo.

Grazie e Buon Lavoro.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Febbraio 2012 18:45

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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