Oristano dalle origini alla IV provincia.

PDFStampaE-mail

Notizie - Archivio
Scritto da Administrator | 22 Maggio 2012

Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 

Oristano dalle origini alla IV provincia
Lunedì 2 Aprile 2012
Sala del Consiglio Provinciale d’Oristano

Attilio Mastino

La nascita d’un libro deve essere salutata con entusiasmo, in un tempo, come questo che vede ridursi continuamente i finanziamenti destinati alla Cultura.

In particolare salutiamo oggi la nascita di un ponderoso primo tomo di una Storia, quella di Oristano dalle Origini alla Quarta Provincia, che corona, mercé l’intervento finanziario della stessa Provincia d’Oristano e della nostra Università, la celebrazione di un congresso solennemente voluto dalla provincia di Oristano, allora retta dall’onorevole Mario Diana, e dal Comune d’Oristano, allora retto dal Sindaco Tonino Barberio, per la celebrazione del trentennale della IV Provincia (1974-2004) con Capoluogo Oristano.

La scelta dell’Amministrazione Provinciale d’Oristano, oggi retta dall’On. Massimiliano De Seneen, di solennizzare la Festa statutaria della Provincia d’oristano, che cade il Lunedì Santo d’ogni anno in ricordo della Carta De Logu, con la presentazione del I tomo di questa Storia d’Oristano e del suo territorio, curata da Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca, sottolinea l’attenzione di questa Provincia alle tematiche culturali e al recupero dell’identità storica del territorio.

Prima di incamminarci nella disamina di questo I Volume vorrei auspicare che questa Amministrazione possa far seguire la immediata pubblicazione del II ed ultimo tomo della Storia, che è ormai definito dai colleghi Antonello Mattone e Pinuccia Simbula, con l’intervento di diecine di studiosi italiani e dell’Estero, e che attende solo di essere trasmesso all’Editore Carocci di Roma che assicura una distribuzione internazionale delle opere prodotte.

Le biblioteche hanno un settore destinato alle Storie di città: opere collettive, in numerosi volumi, organizzate da Fondazioni, Istituti Editoriali, Università: dalla Storia di Milano, dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, alla Storia di Napoli della Società Editrice omonima, alla Storia di Venezia edita dall' Enciclopedia Italiana, alla Storia di Torino di Giulio Einaudi.

La Sardegna possiede nel proprio patrimonio librario una serie di volumi su singole Città: in particolare i volumi sugli Statuti Sassaresi, su Alghero, su Olbia, su Castelsardo, curati dall'Università di Sassari, ma frutto del contributo intellettuale di Docenti e Ricercatori di Università e Istituti culturali italiani e esteri.

Fra il  20  e il 24 ottobre  2004 il dibattito scientifico sulla storia urbana della Sardegna si era spostato ad Oristano, nella sede dell’ Amministrazione Provinciale, nella Sala Consiliare neoclassica del Comune di Oristano e nel Monastero del Carmine,  con un Convegno Internazionale, organizzato da Antonello Mattone, allora Direttore del Dipartimento di Storia dell'Ateneo sassarese, diretto poi da Alberto Moravetti, che oggi è con noi, e ora dopo la riforma confluito nel Dipartimento di storia scienze dell’uomo e della formazione, oggi  diretto da Maria Margherita Satta. E anche per impulso delle Amministrazioni Provinciale e Comunale di Oristano, al compimento del trentennale dell'istituzione della IV provincia sarda.

Questo impulso si configura attraverso la sinergia interistituzionale  fra la provincia di Oristano e il comune capoluogo, sperimentata in numerose occasioni  insieme alle istituzioni scientifiche, ed in particolare le Università.

Gli Amministratori della Provincia di Oristano, gli On.li Mario Diana, Pasquale Onida e Massimiliano De Seneen, e i Sindaci di Oristano, il Dott. Tonino Barberio, l’ On. Angela Nonnis. e l’attuale Commissario Straordinario Dott. Antonello Ghiani, si sono prodigati, con lo staff del Dottor Giuliano Nocco e successivamente dell’Ing.  Piero Dau,  nel corso degli anni, dapprima per la preparazione del Convegno “Oristano dalle origini alla IV Provincia”, quindi per la sua celebrazione, infine per la edizione degli Atti, cui compartecipa l’Ateneo Sassarese.

Protagonisti del Convegno internazionale oristanese furono 146 studiosi di varia estrazione provenienti dalle università italiane ed estere, ma anche da soprintendenze, biblioteche, archivi.

Dal convegno sono scaturiti due ponderosi volumi con oltre 100 articoli, nella Collana del Dipartimento di Storia, curati dall’ anima di questo Convegno, Antonello Mattone, con i suoi collaboratori Pinuccia Simbula, Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca, editi, con il consueto nitore e professionalità, dall’Editore Carocci di Roma,  di cui quest’ anno si pubblica il primo,  che propongono la dialettica, spesso accesa, sui temi storiografici lungo il percorso millenario di Oristano e il suo territorio provinciale, dal Neolitico del VI millennio a.C. al XX secolo.

Il tema cruciale dell' incontro è stato quello della civitas, intesa come comunità di cittadini  che, nelle varie temperie storiche, organizza il proprio spazio urbano e lo spazio di relazione.

Non casualmente è stato scelto per il manifesto del Convegno la visione assonometrica di Giorgio Cireddu della torre gotica di San Cristoforo del 1290, simbolo della città murata di Oristano giudicale, unita alla torre razionalista della Casa del Fascio di Mussolinia-Arborea, seguendo una lettura di Giorgio Pellegrini del progetto dell' Architetto Ceas, ispirato alle linee della torre medievale di Oristano. Le due torri sono state poi riscritte, dallo studio grafico di Valter Mulas, nei colori di una città futurista alla Ferdinando Depero.

Apre il primo volume degli Atti un profondo saggio storico della collega On.le  Maria Rosa Cardia “Per una storia delle amministrazioni provinciali in Sardegna: la nascita della quarta provincia”, che abbraccia in un rigoroso affresco storico e documentale il cammino dell’idea autonomistica del territorio di Oristano, cui in giovinezza aderimmo con acuta convinzione a partire dal territorio della mia terra, la Planargia di Bosa.

Consentitemi però di superare la formalità dell’occasione e di entrare nel tema con una prospettiva un poco locale, esprimendo la soddisfazione di un vostro conterraneo per la riunificazione otto anni fa della Planargia nella IV provincia, proprio in occasione delle celebrazioni trentennali. Credo di essere uno dei testimoni dei sentimenti di amarezza di Bosa e della Planargia in occasione della approvazione Legge 16 luglio 1974 che definiva un territorio ridotto rispetto alla proposta di legge originaria, corredata - mi ricordo - delle delibere di un centinaio di consigli comunali adottate alla fine degli anni 50: la delibera del consiglio comunale di Bosa ricordo era firmata da mio padre.

La gioia degli Oristanesi per la nascita della provincia e per l’arrivo del primo prefetto, fu allora velata di tristezza dei  cittadini esclusi e lasciati ai margini;  voglio dare atto ai politici oristanesi di aver raccolto il sentimento della gente di Bosa con una serie di prese di posizione culminate nell’assemblea svoltasi nella città del Temo nel gennaio 1975 promossa da me e dall’onorevole Pietrino Riccio, con la partecipazione di diverse centinaia di amministratori locali, ma anche consiglieri regionali e parlamentari, tutti impegnati come Alessandro Ghinami a proporre iniziative legislative per l’allargamento della circoscrizione provinciale di Oristano a Bosa ed alla Planargia.

Negli anni successivi tutto si arenò con il sequestro e la morte di Pietrino Riccio. Eppure continuarono ad esserci vicini il Sen. Lucio Abis e Pietro Pinna, i Consiglieri Regionali Alessandro Ghinami e  Mario Puddu

Finalmente  il 7 maggio 1990, promossa dal sindaco di Bosa Giovanni Cuccuru e da me stesso, si svolse una consultazione popolare per acquisire un parere in merito al riaccorpamento dei comuni della Planargia e del Basso Montiferru in un unico ambito provinciale.

Il risultato di quella consultazione popolare sono noti e si trattò di un vero trionfo per Oristano, che ottenne l’83% dei voti, a fronte del 5% per Nuoro e del 2,4 % per Sassari.

Forse il volume che oggi presentiamo recupera una storia e riapre un percorso, al quale Bosa e la Planargia partecipano finalmente a pieno diritto.

La soppressione della provincia, istituita per decreto o per legge costituzionale sarebbe anche un tradimento, una minaccia non solo per il territorio ma anche per la Sardegna, che sarebbe condannata ad un nuovo centralismo, ad un’inarrestabile desertificazione. Non vogliamo che Cagliari diventi il centro burocratico di una sterminata periferia.

La chiave di lettura proposta della civitas percorre le undici sezioni in cui si è stato  articolato il convegno: nello stesso ambito preistorico e protostorico, precedente l' avvio del fenomeno urbano, gli studiosi Maria Grazia Melis, Alessandro Usai, Salvatore Sebis, Sebastiano e Lucia  Demurtas hanno proposto, attraverso innovative metodologie, lo studio paleoecologico del territorio che consente di definire l' importanza delle risorse economiche alla base delle scelte insediative dall’età del rame all’età nuragica.

La storia della formazione di lungo periodo delle città nasce dall’ interazione fra Sardi e Fenici  nelle acque del golfo di Oristano,  in questo golfo "emporico", lungo il quale si scaglionano tre centri urbani, Tharros, Othoca, Neapolis, cui si aggiunge  alla fine del VI sec. a.C. Cornus, illustrati con novità di dati da Piero Bartoloni, Sandro Filippo Bondì, Paolo Bernardini e Alfonso Stiglitz.

La dialettica fra le città e il territorio viene illustrata in vari contributi, tra i quali si segnala la ricerca di Marco Rendeli sui kolossoi, le bianche statue di Monte Prama, lo studio sulle statuine bronzee femminili di Elisabetta Alba e quello di Emina Usai e di altri su santuari indigeni dell' area del Monte Arci con continuità (o ripresa)  di culto in età cartaginese, segnata da deposizioni anche di oreficerie.

I giganti di Monte Prama oggi restaurati a Li Punti, in attesa della loro sede definitiva, e della ripresa degli scavi, ci narrano una vicenda di un popolo che immaginava i suoi eroi come lottatori, pugili, arcieri, e che esaltava la virtus della giovane generazione.

La storia delle città del territorio prosegue in età romana, quando si ebbe, nel territorio oristanese, la più alta concentrazione urbana di tutta la Sardegna: alle urbes fenicie e puniche si aggiungono le città di Uselis e di Forum Traiani, cui si dedica un contributo di chi scrive e di Raimondo Zucca, lo studio rilevante di Antonio Ibba sulla tribus cui erano di preferenza inscritti i Tarrenses, e l’ampia ricerca sull’ architettura romana delle città dell’ oristanese dovuta al nostro caro amico e collega, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto, Giuseppe Nieddu.

L' alta urbanizzazione prosegue nell' alto medioevo, con la costituzione delle tre diocesi (su un totale di sette) di Forum Traiani, Cornus e Tharros, cui si dedicano fra gli altri  Pier Giorgio Spanu, Rossana Martorelli, Donatella Mureddu.

Con l' XI secolo il quadro ci appare profondamente mutato: le città antiche sono tutte destrutturate o scomparse e al loro posto si afferma una civitas unica, Aristianis, l' odierna Oristano, sede dell' Arcivescovo e del Giudice Arborense.

I territori con le loro risorse funzionali ad almeno sei città nell' evo antico sono da allora al servizio di un' unica realtà urbana.

Il primo volume di Atti del nostro Convegno è dunque il laboratorio privilegiato della passione umana di storici di mestiere, armati dello strumentario del metodo, che restituiscono alla comunità di cui scrivono la storia la riconquista dell' eredità dei padri, strumento di analisi del presente e di costruzione dell' avvenire.

Qualche anno fa, Giovanni Palmieri citava un episodio che mi è caro, con le parole che avevo trovato per l’occasione. C’è una pagina straordinaria scritta in pieno medioevo da un viaggiatore arabo diretto verso La Mecca, una pagina che costituisce un documento eccezionale per la storia di Tharros, del giudicato di Arborea e della stessa Orisatano: è la descrizione del porto e delle rovine di Tharros, che l’arabo Djobaìr scrisse nel 1183, in navigazione tra Ceuta ed Alessandria, su una nave genovese. Dopo una tremenda tempesta, l’8 marzo la nave di Djobaìr gettò l’ancora in un porto sardo formato da un promontorio eccezionalmente allungato, detto Kù-smrka (Capo San Marco), (meglio dei Fenici). Qui presero acqua, legna e viveri. Un musulmano che comprendeva la lingua dei Rum (italiana) e qualche genovese discesero dalla nave e si recarono a quanto pare ad Oristano, dove videro più di 80 prigionieri musulmani d’ambo i sessi venduti al mercato, catturati di recente sulle coste del Nord Africa.

In questa processione giudicale di uomini a cavallo sul percorso tra Tharros e Oristano, in questa processione guidata da Barisone d’Arborea, che tanto colpì la fantasia dello scrittore arabo, mi piace vedere un po’ il simbolo di una continuità culturale che credo debba essere letta anche nella sntoria della Sardegna costiera: Tharros fu per lungo tempo, e a maggior ragione credo lo sia ancora oggi, un punto di riferimento essenziale per la cultura oristanese, il luogo mitico al quale tornare per riscoprire le radici di una storia straordinariaa, che è innanzi tutto storia urbana di una civiltà mediterranea.

Questa che presentiamo oggi è la complessa premessa delle vicende del giudicato di Arborea, della terra di Mariano e di Eleonora, che nell’immaginario collettivo rappresentano il momento più alto di una storia che è insieme storia di relazioni e storia tutta interna ad un territorio che ha avuto una sua omogeneità, una sua identità, una sua configurazione civile.

Un territorio che ha ancora tante ragioni per rinnovare vincoli di solidarietà., consapevolezza di una propria originalità, progetti e obiettivi comuni.

Allo sviluppo di questo territorio anche l’Università di Sassari vuole contribuire attraverso i corsi di laurea e le scuole di specializzazione sostenute presso il Consorzio Uno dal Comune e dalla provincia di Oristano.

L’ Ateneo di Cagliari e quello di Sassari, hanno cooperato con il ConsorzioUno per lo sviluppo dell’ Università in Oristano, dapprima con l’avvio di Diplomi Universitari nell’ Anno Accademico 1996-1997, nella prestigiosa sede settecentesca del Monastero del Carmine, di proprietà provinciale e destinata ai corsi universitari dall’ allora Presidente della Provincia di Oristano, On.le Gian Valerio Sanna, successivamente con l’ attivazione di Corsi di Laurea triennali in Biotecnologie Industriali ed Economia e Gestione dei Servizi Turistici e la Laurea specialistica in Economia Manageriale dell’ ateneo cagliaritano ed i Corsi triennali in Tecnologie Alimentari e in Viticoltura ed Enologia, di Scienze Ambientali  delle acque interne e lagunari, di Restauro e Conservazione dei Beni Culturali,  di Scienze dei Beni Culturali (curriculum di Archeologia Subacquea) dell’Università di Sassari. Le varie fasi della Riforma Universitaria non hanno consentito la conservazione di tutti i Corsi di Laurea, ma sia l’ Ateneo di Cagliari, sia quello Turritano, mantengono in Oristano sia le Lauree triennali in Biotecnologie industriali ed Economia e Gestione dei servizi turistici (Università di Cagliari), e in Tecnologie Viticole  Enologiche Alimentari (Università di Sassari), sia la prima Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Ateneo di Sassari, in rapporto all’ Archeologia subacquea e dei Paesaggi Costieri e alle isole mediterranee (Nesiotikà).

Altro capitolo che vede congiunti gli Atenei della Sardegna e gli enti Pubblici Territoriali provinciale e comunale di Oristano sono le Esposizioni museali, in collegamento con l’Antiquarium Arborense, fondato da Doro Levi e diretto con autorevolezza e amore dall’ indimenticato Professor Peppetto Pau, e i Convegni Internazionali, in primis quelli curati dall’ISTAR, l’Istituto Storico Arborense, del Comune di Oristano, diretto con eccellente cura dal nostro caro collega dell’Ateneo Sassaraese, Professore Giampaolo Mele.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Maggio 2013 19:19

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

 21 visitatori online