La scomparsa di Francesco Manconi Sassari, 3 febbraio 2014.

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Scritto da Administrator | 04 Febbraio 2014

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La scomparsa di Francesco Manconi
Sassari, 3 febbraio 2014.

E’ improvvisamente scomparso lunedì sera nella sua bella casa di Viale Adua a Sassari il prof. Francesco Manconi, studioso di qualità, al quale mi legavano vincoli di riconoscenza e di affetto. Gian Paolo Brizzi, ora a Bologna, che l’ha preceduto nella cattedra, ha scritto alla direttrice del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione che di lui ci resteranno gli studi prodotti, tutti di qualità e innovativi per la storia moderna.

Qualche anno fa, con il volume di studi in onore curato da Giuseppe Mele, avevamo voluto esprimere l’ammirazione per la sua produzione scientifica e insieme testimoniare l’orizzonte internazionale di un personaggio capace di coinvolgere, di appassionare, di trascinare tanti di noi in una dimensione che va ben oltre l’ambito locale; con una straordinaria finestra verso il ricchissimo mondo catalano, anche per questo lungo ed intenso legame con Marina Romero e per il loro rapporto strettissimo con la città di L’Algué. Un modo per riscoprire la profonda identità catalana della Sardegna.

Se ci volgiamo indietro nel tempo, l’esperienza di Francesco Manconi come direttore dell’Amministrazione degli Archivi di Stato a Cagliari rappresenta la premessa originaria, che spiega il rigore filologico, l’attenzione per i documenti e per il dato reale: ne discende il metodo che ha ispirato tutte le sue opere, che non hanno mai risposto alle esigenze di una facile divulgazione, ma rimangono preziose nel tempo come espressione di una riflessione non convenzionale innanzi tutto sulla Sardegna barocca del Seicento.

 

Ho conosciuto Francesco Manconi trenta anni fa, quando era già professore di Storia dei partiti e movimenti politici nella Facoltà di Scienze politiche, poi come professore ordinario di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Il suo nome è strettamente legato, più di quanto lui stesso non ammettesse, al Dipartimento di Storia, a quella dimensione internazionale raggiunta dagli studi storici nel nostro Ateneo a Palazzo Segni, di cui andiamo orgogliosi: una collaborazione che è stata anche piena di conflitti e di scontri con molti di noi, ma che ha segnato una stagione straordinariamente felice per gli studi storici, di cui hanno potuto avvantaggiarsi anche alcune generazioni di studenti. Delegato per l’Archivio generale d’Ateneo Francesco Manconi aveva suggerito politiche di forte innovazione e di investimento. Aveva coordinato il progetto Erasmus, aveva presieduto l’Associazione italiana di Studi catalani e coordinato per conto del Consiglio regionale la collana editoriale “La civiltà del popolo sardo”. Dirigeva la collana di storia e scienze sociali “Clio” della casa editrice EDES di Sassari.

Oggi vorrei però ricordare soprattutto la sua produzione scientifica di grande qualità intorno ad alcuni grandi filoni, che testimoniano innanzi tutto un forte interesse per la questione sociale, una sensibilità personale per la condizione operaia in particolare nelle miniere, per le vecchie e le nuove povertà, per la fame, per il lavoro, per l’emigrazione, per la pesca in particolare per la raccolta e il commercio del corallo: le origini della lotta di classe, l’articolazione del movimento operaio italiano, la nascita dei partiti e in particolare il ruolo dei socialisti e degli anarchici, il Sardofascismo, gli ex combattenti, gli antifascisti, le inchieste parlamentari, la Rinascita.

Un secondo grande filone è quello della storia della medicina, i medici e la peste nella Sardegna di Filippo IV, i metodi di profilassi e di cura, l’andamento demografico, le carestie, l’approvvigionamento annonario. Il volume Il grano del re rende bene il tema delle continuità, della storia lunga dell’isola, delle eredità profonde con le quali generazioni di Sardi hanno dovuto fare i conti: l’ispanizzazione dell’isola si imposta su una realtà culturale di lunga durata, che parte dal mondo antico e in qualche misura sopravvive in modo sotterraneo, come a proposito della definizione di “terra pestilente” per l’isola.

Col passare del tempo, gli interessi storiografici di Francesco Manconi si erano concentrati sempre più partendo dagli archivi catalani e con la pubblicazione di documenti inediti di grandissimo interesse intorno alla Sardegna nel grande impero mediterraneo, con attenzione per i traffici, i commerci, l’economia, i conflitti municipali, i gruppi di potere, le pratiche clientelari, la scoperta dei corpi santi: : il memorial dell’arbitrista Martín González de Cellorigo, la vita e le imprese di Geronimo Ferret, il conte-duca di Olivares, il medico Joan Tomás Porcell, Don Austín Castelví. E poi la storia della storiografia, partendo dalla auto-rappresentazione della Sardegna spagnola, come per la Storia cronologica di Jorge Aleo, per la Historia general scritta dal letrado sassarese Francisco Angel Vico y Artea, per le opere di tanti altri autori dell’età di Ferdinando II il Cattolico, di Carlo V e di Filippo II

Sembra quasi che Francesco Manconi abbia lavorato come i minatori medioevali di Iglesias, quando un filone perdeva un po’ d’interesse, apriva un nuovo scavo. Non so in quale direzione Francesco Manconi intendesse indirizzare in futuro le sue ricerche, i suoi scavi scientifici per individuare nuovi filoni ancor più promettenti: sono certo che aveva trovato nuovi stimoli, nuovi argomenti, nuove curiosità anche leggendo le pagine che gli avevamo offerto con convinta e rinnovata amicizia, con quel volume di studi in onore che ha segnato idealmente una tappa raggiunta, presentando un bilancio intorno ai principali interessi coltivati in comunione con tanti studiosi, un punto di partenza verso nuovi alti obiettivi scientifici, nuovi temi di ricerca, nuovi orizzonti di un impegno animato da curiosità e da passioni vere.

Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari

Ultimo aggiornamento Martedì 04 Febbraio 2014 10:08

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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