Claudio Martelli, Ricordati di vivere.

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Scritto da Administrator | 11 Giugno 2014

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Claudio Martelli, Ricordati di vivere.
Sassari, 29 maggio 2014

Il titolo di questo libro Ricordati di vivere si collega in maniera singolare all’esigenza che l’autore manifesta pressantemente negli ultimi anni di ricordare le proprie radici, di recuperare  la formazione filosofica tanto amata ma che rischia di finire per essere quasi una gabbia di tipo intellettualistico che poteva rischiare di mettere in secondo piano  emozioni e impegni personali tale dai rallentare il flusso della vita activa intesa come impegno politico forte deciso e pratico soprattutto quando Martelli raggiunge l’apice della carriera politica, esercitando dopo Claudio Vassalli il ruolo di Guardasigilli; Primum vivere, deinde philosophari recita la massima, attribuita ad Hobbes, ma di sicura derivazione classica (già presente all’interno della Politica di Aristotele nella contrapposizione tra vita attiva e otium speculativo). O non sarà alla rvescia, un rimpianto per aver trascurato la vita vera per inseguire la politica ?

Giunto ora all’otium dopo la guerra combattuta, Martelli sente il dovere di testimoniare,m di spiegare, di ricollegare tanti fili sparsi, di dare una sua versione che sveli retroscena e ragioni profonde.

Certo è che questa autobiografia di Martelli nella sua prima parte può essere considerata un romanzo di formazione, la formazione di un giovane, laureatosi in filosofia all’Università di Milano e forse destinato alla carriera universitaria che parallelamente segue un percorso politico prima con i repubblicani mazziniani, poi con l’adesione nel 1966 all’Unità socialista e le particolarità del suo ‘68; seguono la brillante ascesa nella direzione nazionale del partito socialista di Craxi (1976), l’elezione a deputato nel 1979 (collegio di Mantova e Cremona) e la vicesegreteria insieme a Valdo Spini in occasione del Congresso PSI a Palermo del 1981. E’ l’epoca delle definizioni che tutto sommato segnano una carriera politica e rimangono a volte spiacevolmente connotative: l’enfant prodige (mi chiedo quante volte stasera verrà usata questa espressione un poco sbrigativa e non più di moda, almeno per Renzi), il giovane rampante, in un quadro storico, quello del passaggio dagli anni ottanta ai novanta del secolo scorso estremamente complesso. La difficile trattativa sull’abolizione di quattro punti della scala mobile (1984), la figura di Craxi vincente e anche un po’ supponente a livello politico, l’Italia dell’imprenditoria e in parallelo l’ambiente icastico della “Milano da bere” costituiscono un milieu dal quale Martelli sembra essere abbastanza equidistante, con la definizione di enfant prodige cucita addosso, egli prosegue la sua ascesa politica: Vicesegretario unico del PSI (1984), Europarlamentare, nuovamente Deputato ( 1987), Vicepresidente del Consiglio (1989 Governo Andreotti).

Il pater Craxi incombente, sullo sfondo rende la biografia di Martelli difficile da leggere sul piano psicologico: senza voler arrivare a ipotizzare un rapporto edipico, l’amicizia e l’affetto reciproco del pater verso il filius politico e  viceversa si trasformano in abbandoni, rinfacciati reciprocamente, in recriminazioni dell’entourage craxiano, in pietas del figlio nei confronti del proprio antico mentore stanco, malato e quasi alla fine, nella villa di fronte alle fortificazioni di Sousse sul mare di Hadrumetum in Tunisia.

 

Del resto i momenti maggiormente interessanti della carriera di Martelli corrispondono ad un progressivo affrancamento da Craxi e tutto sommato appaiono anticipatori di tematiche di grande attualità: il decreto legge sull’immigrazione (legge Martelli 1990) pur con i suoi limiti (soprattutto espulsione, nascita dei primi centri di accoglienza che in qualche modo daranno origine alle strutture antidemocratiche dei  Centri identificazione ed espulsione della Bossi-Fini) rappresenta un punto di partenza in merito all’accoglimento e alla precisazione della figura dei rifugiati politici e dei richiedenti asilo.

A mio parere dal punto di vista umano e professionale il rapporto con Giovanni Falcone rappresenta nella storia di Martelli, dal 1991 Ministro di Grazia e Giustizia, un luminoso momento di crescita e devo dire che furono assai coraggiose le scelte dell’allora Ministro nel volere il magistrato a capo della Direzione Generale degli Affari Penali e nel coinvolgerlo come protagonista nella progettazione della Direzione Nazionale Antimafia: Martelli e soprattutto Falcone dovettero subire attacchi durissimi, il Ministro fu accusato da pentiti del calibro di Angelo Siino e Nino Giuffré di aver operato in contrasto rispetto alle tradizionali linee della politica socialista in Sicilia, se Martelli veniva accusato dai pentiti di perseguire una politica molto dura di lotta alla mafia ( lo definirono “crastu” = cornuto insieme a tutti gli altri socialisti).

Del resto di recente, dopo il drammatico scontro a distanza con l’ex ministro Mancino, circa il supposto ruolo del Ros dei carabinieri in una trattativa con Vito Ciancimino, Martelli è tornato a parlare delle tante stranezze nei rapporti tra apparati dello Stato e personaggi molto discussi, già condannati per mafia, come Ciancimino, un tema scottante che tante polemiche ha suscitato e suscita anche in rapporto ad una delegittimazione dei magistrati antimafia come attualmente accade per Nino di Matteo.

E’ francamente sorprendente come questo impegno tanto forte e una carriera così importante abbiano subito una brusca battuta di arresto nel 1993 nell’era di Tangentopoli, quando esplose quello scandalo che ancora oggi lascia l’amaro in bocca in quanti credono nella civiltà della politica “bene comune”. Le dimissioni da  Ministro di Grazia e Giustizia di Martelli segnano una cesura, una ferita che non si rimargina.

Ciò che emerge da questo libro è un ritratto fatto di contraddizioni, di grandi slanci ideali, di precipitose cadute, di coraggio, di voglia di ricostruirsi continuamente, di riannodare i fili di un’esistenza personale e politica analizzata con severità ma anche con un po’ di sana indulgenza per le proprie debolezze, spesso anche sotto i riflettori del gossip. Ma credo che Martelli, e la giornata di oggi lo dimostra, abbia ancora molto da dire per il futuro del nostro Paese.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Giugno 2014 12:58

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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