Laurea ad Honorem di Mareya Bashir.

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Scritto da Administrator | 13 Ottobre 2014

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Laurea ad Honorem di Mareya Bashir
Sassari, 8 ottobre 2014

Autorità, Cari amici,

ho il gradito compito di portare il saluto del Presidente della Regione Sarda Francesco Pigliaru, del Comandante delle Forze di difesa interregionale Nord Generale Bruno Stano e dell’Assessore regionale all’ambiente Donatella Spano, che non possono essere presenti, ma partecipano idealmente a qusto momento.

Con questa solenne cerimonia l'Università degli Studi di Sassari e la Sardegna rafforzano ulteriormente il legame di amicizia profonda tra la nostra terra e l'Afghanistan. Un paese per il quale nutro oggi, ancora di più dopo la mia visita, il più grande rispetto per le tradizioni culturali e religiose, per la profondità della storia, per il patrimonio culturale sintetizzato nella città di Herat dalla Moschea blu e dall’antica cittadella Arg, recentemente restaurata dall’UNESCO, costruita in pisé di terra, questi straordinari mattoni di fango e paglia solidi e stratificati nel tempo. E poi i quattro altissimi minareti dell’antica Scuola coranica, la madrassa e il musalla distrutti dai Britannici, l’oratorio e il vicino Mausoleo della Regina Gawarshad, le mura dell’originaria vastissima fortificazione islamica.

Tutti questi tesori purtroppo non sono pienamente visitabili a causa del clima di insicurezza che è ancora presente nel Paese e che ho potuto osservare dall'elicottero grazie all'impegno e alla professionalità dei soldati della Brigata Sassari proprio in questi giorni rientrati incolumi in patria, accompagnati dal voto del Gremio dei viandanti. I nostri soldati guidati dal Gen. Manlio Scopigno hanno portato un pezzo di Sardegna in Afghanistan facendosi apprezzare per il loro lavoro condotto sempre nel rispetto degli alti valori di libertà, uguaglianza, solidarietà che da sempre contraddistinguono i Sassarini.

In questo momento di crisi internazionale, la responsabilità delle Università è particolarmente rilevante per incamminarci verso un mondo nuovo fondato sulla pace, per aprire orizzonti di cooperazione, contro le chiusure e le intolleranze, verso una nuova dimensione nei rapporti tra stati e all'interno degli stati, per una classe dirigente de nostri Paesi (l’Afganistan e l’Italia) che sia all’altezza delle sfide che ci attendono. Per un dialogo tra popoli, per nuove relazioni internazionali che qualifichino insieme le nostre due Università, Sassari ed Herat.

In un momento di grande instabilità politica nel Maghreb, nel mondo Arabo, a Gaza, ma anche in Siria, in Iraq, in Libia, mentre l’emergere dello jihadismo conosce un'improvvisa e preoccupante accelerazione, diviene indispensabile recuperare i concetti di pace, solidarietà e uguaglianza tra i popoli che le donne come la Bashir continuano a perseguire anche a rischio della propria vita. Il mese scorso in questa aula magna abbiamo discusso dell'importanza delle politiche di genere nei processi di democratizzazione di uno stato come quello afgano. La salute di una democrazia è inscindibilmente legata al rispetto della figura femminile. Non esiste, infatti, nessuno stato democratico al mondo che per progredire non abbia al centro della propria azione governo l'implementazione di politiche che guardano all'eguaglianza di genere.

Consentitemi di ricordare insieme a tutti voi il preciso momento nel quale conobbi per la prima volta la Signora Bashir. Mi trovavo ad  Herat, ora la sua città,  il primo maggio di quest'anno, in Italia la festa del lavoro. La sede del nostro incontro è stata la moderna aula magna dell'università  che accolse me e i colleghi della delegazione, Prof. Sergio Vacca,  Prof. Roberto Scotti, Prof.ssa Chiara Rosnati e il Dott. Giovanni Cocco, per celebrare la fine del percorso di studi dei Dottori Alam Ghoryar e Abdullah Halim i quali avevano conseguito il titolo di Dottore di ricerca in “Scienze e biotecnologie dei Sistemi Agrari e Forestali e delle produzioni alimentari”. I due studiosi afgani dopo aver frequentato il Italia, a Sassari e Nuoro la scuola di dottorato hanno completato i loro studi ed abbiamo potuto constatare con i nostri occhi quanto il loro lavoro sia apprezzato nella terra di provenienza. Una punta di orgoglio per il nostro Ateneo che dimostra ancora una volta la grande qualità dei propri docenti e delle tecniche di insegnamento. La cerimonia, pur solenne, si è tenuta in un clima disteso e cordiale al cospetto magnifico Rettore Abdul Mohtaseb Zada, del Preside della facoltà di Agraria Mohammad Youssof Jami e del Direttore del dipartimento di scienze degli animali Abdul Rahim Omid, del nostro Gen. Manlio Scopigno e di tanti studenti appassionati ed entusiasti.  Ma tra tutte le autorità presenti, in una platea composta in grandissima parte da uomini, spiccava in prima fila la figura di una donna, la Procuratrice capo della Provincia di Herat, Mareya Bashir. Rimasi colpito dal suo discorso, dal suo modo di porsi con la platea dell'aula magna. Mi diede l'impressione di trovarsi a suo agio e riuscì a gestire le fasi del complesso cerimoniale con elegante semplicità. Una donna di carattere in grado di condurre la sua azione politica in un clima difficile; ma è solo tramite il coraggio delle donne come Lei che si possono sconfiggere le dinamiche del terrore. E' grazie al suo impegno costante volto al bene della comunità che la sua terra potrà, speriamo presto, riconquistare il ruolo che merita nel consesso internazionale.

Il neo eletto presidente della Repubblica, Ashraf Ghani, entrato in carica il 29 settembre scorso, avrà il compito di guidare l'Afghanistan nei prossimi anni. Auspico che nella sua azione di governo possa avvalersi di figure femminili come Mareya Bashir, le sole in grado di preservare la grande cultura afghana ma allo stesso tempo di traghettare il paese nel futuro, colmando nel più breve tempo possibile il distacco dalla modernità accumulato negli anni di governo Talebano. Forse è davvero arrivato il tempo per gli afgani di interpretare la modernità come progresso sociale e impegno personale nella conquista dei diritti per tutti. Diritti che noi occidentali decliniamo con la conquista della libertà, in Europa più che negli Stati Uniti dell'uguaglianza (formale e sostanziale). Non solo le libertà di … (di voto, di espressione, ecc) ma anche le liberà dal bisogno, dalle ingiustizie, dalle sopraffazioni. Ma dobbiamo rispettare il percorso che autonomamente la società afgana potrà portare avanti.

I giorni trascorsi ad Herat, culminati con la cerimonia pubblica all'università rappresentano un' esperienza di vita unica e credo irripetibile che oggi, a ormai pochi giorni dalla fine del mio mandato, porterò per sempre nel mio bagaglio di ricordi e questi si aggiunge questa splendida mattinata, nella quale rendiamo omaggio ad una donna coraggiosa, che ammiriamo davvero. Grazie al Rettore eletto prof. Massimo Carpinelli per aver voluto condividere con noi questo momento con la sua simpatia e il suo affetto.

Lasciatemi concludere con un augurio nella bella lingua persiana: Vi auguro di avere molto successo (kheyli moafagh bashid) con l'aiuto di Dio, che stiate sempre bene e in salute (inshallah jeh hamisheh khoob va Salamat bashid)

Kheyli moafagh bashid

Inshallah keh hamisheh khoob va Salamat bashid

Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Ottobre 2014 11:42

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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