04. Valutazione e libertà.

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Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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A me piacciono le sfide e credo che sia giunto il momento di confrontarci sul piano internazionale, in un orizzonte più ampio, con nuove idee, con la capacità di mettere a frutto tutti i talenti che ci sono dati, con strategie innovative condivise, verso una positiva fase di rivitalizzazione e di rilancio.

È il momento di aprire l'Università, fare entrare aria nuova, inaugurare le nuove strutture, i nuovi laboratori, i centri di ricerca, operando per creare occasioni per consistenti investimenti, con lo sguardo volto alla multidisciplinarietà come momento essenziale di confronto e di crescita su progetti che coinvolgano più aree dell'Ateneo.

Soprattutto avviare una spinta riformatrice, far crescere la cultura della valutazione, introdurre meccanismi premianti per le Facoltà ed i Dipartimenti più virtuosi, mobilitando gruppi di lavoro per approfondire i problemi e trovare forme nuove di comunicazione all'interno e verso l'esterno. Dobbiamo diventare militanti della programmazione, al fine di definire progetti e obiettivi e attivare azioni per raggiungere risultati efficaci.

E ciò può avvenire solo con un lavoro di gruppo nel quale tutti siano coinvolti: è inevitabile stabilire meccanismi che attribuiscano risorse aggiuntive a quelle Facoltà che abbiano raggiunto performances adeguate e che si siano dimostrate effettivamente solide a livello nazionale. Nel nuovo contesto competitivo in cui ci troveremo ad operare, credo che ognuno di noi (docenti, tecnici, amministrativi, studenti) dovrà impegnarsi con rigore, definendo in primis le strategie che intendiamo adottare, pianificando, programmando e controllando le risorse sempre più scarse, soprattutto in considerazione dei nuovi obiettivi fissati dal Ministero; ma anche puntando su altre alleanze, alla ricerca di nuove risorse attraverso strumenti innovativi (trasferimento tecnologico, prestazioni in conto terzi, spin-off, centri di competenza, laboratori).

Improcrastinabile esigenza è quella di applicare anche alle nostre attività obiettivi di efficienza e di efficacia, estendendo all'interno dell'Ateneo una cultura amministrativo-gestionale che miri ad una visione integrata delle principali aree strategiche dell'Ateneo non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo termine. Le priorità da raggiungere sono state più volte evidenziate dal Consiglio di Amministrazione, dal Senato Accademico, dalla Commissione bilancio, dal Nucleo di valutazione.

Tuttavia non si è attuato per intero quel cambiamento invocato da più parti che potrebbe significare una svolta decisiva per l'Ateneo, superando ostacoli e resistenze. Naturalmente cum grano salis, poiché sono convinto anche che occorra riacquisire spazi di libertà di pensiero e di azione, se è vero che il "mestiere" del professore universitario è fondato innanzi tutto sulla fantasia, sulla creatività, sull'imprevisto, al di là dei sistemi più o meno occulti di centralizzazione, di accentramento e di miope controllo burocratico, costruiti a vantaggio di una élite di Università ricche, più esposte al confronto internazionale e più orientate al mercato.

Mi batterò per migliorare la buona reputazione ed il prestigio internazionale del nostro Ateneo, l'accreditamento delle diverse Facoltà, con l'obiettivo di far entrare l'Università di Sassari nelle liste di Shangai, di Taiwan, del Times-Higher Education Supplement e nelle altre graduatorie relative alle migliori università, ultima quella del Comitato Nazionale per la valutazione e del CENSIS: e ciò lavorando sia sul piano della comunicazione ma anche su quello dell'efficienza e dell'efficacia dei nostri investimenti, affrontando a viso aperto le criticità, le diseconomie, le situazioni consolidate di vantaggio.

Occorre allora superare una visione veteroaccademica ed autoreferenziale dell'Università, perseguendo con coraggio l'innovazione e la modernizzazione.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:52

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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