09. La Regione Autonoma.

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Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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Il Consiglio Regionale ha istituito con la legge 26/96 il fondo unico per le Università, promuove l'internazionalizzazione del sistema universitario finanziando i visiting professors, gli scambi ERASMUS ed il Master & Back; sostiene le scuole di specializzazione ed il rientro di studiosi, programma nell'Intesa con l'Università politiche di forte modernizzazione, di integrazione e di sviluppo; finanzia i progetti di ricerca e le borse per giovani ricercatori.

Credo che l'Ateneo meriti ancor più attenzione e debba rivendicare orgogliosamente l'autonomia universitaria dal potere politico, su temi della didattica, della ricerca, dello sviluppo edilizio: occorre avere la capacità di confrontarsi, resistere ed opporsi quando le scelte sono sbagliate, ribadire la libertà della ricerca di base e applicata, umanistica e scientifico-sperimentale. Ma non possiamo attestarci solo sulla difensiva e dobbiamo chiederci quale ruolo possa svolgere l'Università per interagire positivamente con le politiche regionali che tendano a dominare l'attuale crisi del sistema economico e sociale della Sardegna: l'Università deve porsi al servizio dell'Isola con idee, ricerche, tecnologie, responsabilità, valorizzando l'identità locale e contribuendo alla crescita delle strutture produttive, all'interno del circuito virtuoso della nuova economia della conoscenza, con attenzione al capitale fisico, al capitale sociale ed al capitale umano.

La Regione Autonoma mette in campo, in questi momenti di crisi, consistenti risorse finanziarie nell'ambito dei fondi strutturali europei e dei Fondi FAS per le aree sottoutilizzate; ma il rapporto tra Università e Regione non può limitarsi ad un rapporto a sportello, di una Università questuante che attinge a risorse pubbliche senza rendere conto dei risultati. Pur proiettata in un orizzonte internazionale e mediterraneo, l'Università di Sassari non rinnega il proprio radicamento locale e si batte per la nascita di un sistema regionale integrato, che veda lo sviluppo di una sinergia con pari dignità con l'Università di Cagliari, per quanto il rapporto di prossimità non possa oscurare il quadro di un impegno più alto ed ambizioso: utile appare un confronto tra i due atenei isolani intorno all'offerta formativa, all'università diffusa, alla definizione di programmi integrati.

Si tenderà così a migliorare il sistema, che comunque è fondato su una sana competizione tra le due principali realtà formative della nostra Isola e che deve partire dal riconoscimento di due Università storicamente distinte che operano con strategie proprie per quanto coordinate tra loro e convergenti. La logica di sistema sarebbe particolarmente utile anche allo scopo di evitare l'emarginazione di una delle due Università e ridare peso al Nord Sardegna attraverso azioni cooperative e competitive, evitando scorciatoie di comodo come quella del Politecnico o altre formule scintillanti ma debolissime.

Infine, un confronto a tutto campo può essere utile per far conoscere i punti di forza dell'Università di Sassari, per aumentare il rispetto nei confronti dei comportamenti virtuosi, per fare una vera e propria campagna di immagine che dia il giusto peso alle tante novità e positività che stanno maturando.

Dobbiamo interpretare il nuovo federalismo accademico, respingendo ogni modello gerarchico per il sistema universitario della Sardegna: questa strada aggraverebbe le attuali politiche di polarizzazione della popolazione, della ricerca, delle risorse grazie alla potenza demografica di Cagliari; viceversa intendiamo affermare un modello di università a rete, con condizioni di sviluppo paritetiche, significative specializzazioni e proiezioni verso l'esterno, grazie ad una forte mobilità internazionale che combatta una centralizzazione locale.

Chi ha avuto modo di assistere ai duri confronti con l'ex Presidente della Giunta Regionale conosce la determinazione con la quale ho difeso in passato l'autonomia e il prestigio dell'Università, contro forme di dipendenza e di ossequio assolutamente pericolose: l'interesse della Regione non può essere un'interferenza momentanea, bensì un'occasione preziosa di riflessione e di crescita, un salutare stimolo esterno, capace di far superare antiche pigrizie mentali. Più ancora non possiamo farci emarginare dalle scelte regionali più significative, per quanto Sassari sia lontana dal "centro" del potere politico. Del resto, un confronto con la classe politica è necessario per definire strategie di sviluppo dell'Università e del territorio, basate sulla convergenza della programmazione.

L'Università deve arrivare rapidamente alla firma di una nuova Intesa che preveda, tra l'altro, consistenti investimenti orientati sugli obiettivi strategici di medio e lungo termine nel campo dell'alta formazione e della ricerca: dunque i criteri per stabilizzare i corsi di laurea fuori sede, l'internazionalizzazione del sistema universitario (visiting professors in particolare visite lunghe e soggiorni brevi con bando internazionale, attrazione di studenti stranieri, corsi di insegnamento specialistici delle diverse discipline in lingua inglese ecc.), la formazione permanente (con impiego delle risorse del FSE) per master, corsi di aggiornamento, biblioteche, archivi, musei, servizi, politiche della ricerca, i finanziamenti per l'allestimento tecnologico legato alla didattica, i processi di certificazione e accreditamento, la residenzialità, il campus, la qualità ambientale dell'Università e delle residenze, l'integrazione tra Città e studenti, con una rivitalizzazione del centro storico.

Occorre ripensare gli storici rapporti tra i due atenei regionali, tradizionalmente polarizzati da un punto di vista disciplinare, con una visione moderna ed internazionale del ruolo e della funzione universitaria. In questo quadro sono tre gli obiettivi importanti a cui dobbiamo puntare per arrivare ad un sistema universitario regionale: - investimenti per una moderna dotazione infrastrutturale che consenta di rafforzare le identità dei due atenei sardi, in grado di accogliere presso i due poli, studenti e docenti provenienti dalla Sardegna, dalla penisola e dall'estero; - definizione di meccanismi "competitivi" che stimolino, all'interno dei singoli atenei, politiche di eccellenza nella ricerca, di trasferimento tecnologico e di interscambio culturale; - ripensamento delle modalità organizzative dei singoli atenei, mirate allo sviluppo di processi di insegnamento e apprendimento integrati, che sfruttino in modo adeguato ed organico i diversi linguaggi per la comunicazione del sapere.

L'utilizzazione di tecniche telematiche deve essere riconsiderato in una chiave meno alternativa e più complementare rispetto al sistema tradizionale. La mobilità di docenti e studenti passa anche attraverso interventi incisivi della Regione Autonoma a favore degli aeroporti della Sardegna settentrionale, dei porti, dei trasporti, delle comunicazioni interne, della viabilità stradale e ferroviaria, allo scopo di abbattere le rigidità dell'insularità.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:54

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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