17. Sedi decentrate.

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Notizie - Archivio
Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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È noto come molte sedi gemmate, non solo in Sardegna, siano nate sotto la spinta della società civile, che sperava di aprire i territori verso l'esterno, auspicando l'arrivo di studenti e professori da altri paesi: in realtà la nascita dei corsi universitari in alcune realtà ha significato un'ulteriore chiusura, un ripiegamento, una limitazione ed un impoverimento; non sempre le sedi gemmate hanno avuto adeguata stabilità e hanno potuto offrire agli studenti la possibilità di seguire dibattiti e convegni, di fruire di servizi come biblioteche, mense, impianti sportivi; spesso le attività universitarie hanno drenato preziose risorse che sarebbero potute essere meglio orientate verso lo sviluppo.

I risultati fin qui conseguiti nella didattica delocalizzata non sono esenti da ombre e l'immagine stessa delle due Università sarde in qualche caso ne ha risentito pesantemente. Credo che vada ripensata tutta la politica delle gemmazioni, tenendo conto soprattutto che frequentare l'università non si esaurisce nel seguire le lezioni e dare gli esami, soprattutto non può circoscriversi "nel cortile di casa", se non si vuole morire di provincialismo; deve invece comportare un'esperienza internazionale, aperta e stimolante, inserita in un ambiente vivace e attivo.

C'è un valore aggiunto nel concentrare gli studenti in un'unica sede, in una città come Sassari che sia capace di offrire opportunità di incontri e di occasioni culturali, contribuendo a dare profondità alla vita di professori e studenti.

La stessa presenza di una forte concentrazione di studenti favorisce la socializzazione e l'esperienza di vita universitaria: opportunità che la dislocazione territoriale indebolisce e che le sedi gemmate non sempre possono offrire.

L'Università di Sassari ha notevolmente ridotto in questi anni la presenza nel territorio, sulla base di un processo di razionalizzazione che è stato fortemente voluto dal Senato Accademico: i corsi di Nuoro, Olbia, Oristano (tre della Facoltà di Agraria, uno di Economia, se si porta ad esaurimento il curriculum di Beni culturali) hanno ragione di esistere soltanto nella misura in cui qualificheranno l'offerta formativa e la collegheranno alla ricerca ed alle vocazioni locali, solo se il territorio sarà reso più ricco per la presenza stabile di docenti, laboratori, centri di ricerca.

L'università diffusa non può essere solo lo strumento per intercettare la domanda locale e neppure solo un attrattore di risorse, di attenzioni, di iscritti, di docenze per l'alta formazione: gli interessi locali si debbono incontrare con una prospettiva alta di insegnamento e di ricerca, con una forte residenzialità e con un'alta qualità. Per ottenere risultati significativi occorre che i Consorzi, le Fondazioni, i Comuni, le Province, la Regione garantiscano risorse adeguate agli standard qualitativi necessari, liberando l'Ateneo da qualunque tipo di intervento finanziario per il pagamento delle docenze.

Per il futuro occorre contenere al massimo la politica delle gemmazioni garantendo la piena sostenibilità nel tempo, evitando sprechi, diseconomie e duplicazioni.

Non c'è spazio in Sardegna per nuovi poli universitari al di fuori di Sassari e Cagliari. Per la sede urbana di Alghero, è necessario potenziare la Facoltà di Architettura sostenendo nel suo complesso il polo universitario algherese, integrato con le attività di ricerca di ambito tecnologico localizzate a Porto Conte ricerche: la strada è quella di una forte attenzione per le nuove strutture e per la dimensione internazionale dell'investimento, con un significativo sviluppo sul piano informatico e tecnologico.

Bisogna adottare interventi per assicurare non solo la sopravvivenza ma il rilancio della Facoltà di Architettura in un ambiente culturale aperto e di qualità, con il raggiungimento dei requisiti minimi di docenza, la stabilizzazione del personale tecnico amministrativo, la sicurezza delle risorse messe a disposizione dal Consorzio che stenta a decollare, i nuovi spazi didattici e di ricerca gestiti con il coinvolgimento degli studenti e un rigido controllo telematico degli accessi.

È arrivata anche l'occasione per riflettere sui risultati positivi di UNISOFIA e del Consorzio dell'Università telematica della Sardegna, che meritano un ripensamento complessivo ed un collegamento costante con le iniziative promosse dalle Facoltà nel campo della teledittatica e dall'Ateneo nel settore dell'orientamento e delle attività informatiche, verso una piattaforma digitale comune e-learning.

L'alta formazione non può prescindere da un contatto più stretto con il corpo docente e con i luoghi del sapere (laboratori, biblioteche). Occorre avviare la riconversione delle piattaforme informatiche sviluppate al servizio di politiche rivolte principalmente agli studenti lavoratori ma anche alla generalità degli studenti.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:56

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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