PIERO MELONI: UN GIGANTE DELLA STORIA ANTICA

PDFStampaE-mail

Notizie - Archivio
Scritto da Administrator | 06 Agosto 2010

Valutazione attuale: / 1
ScarsoOttimo 

PIERO MELONI: UN GIGANTE DELLA STORIA ANTICA
Ricordo pubblicato su L’Unione Sarda del 5 agosto 2010

Ore 8: nella grande aula  al pianterreno della nuova Facoltà di Lettere e Filosofia e Magistero, nella spianata di Sa Duchessa, a Cagliari c’è silenzio. Sulle sedie, disposte ad emiciclo, come in un teatro antico, un numero immenso di studenti.

E’ l’ora della lezione del Professor Meloni, seguita per decenni da tante generazioni di studenti, attratti dal rigore filologico e dalla lucida capacità di analisi di ogni documento atto a ricostruire la storia antica.

Agli esami il Professore verificava con attitudine critica la preparazione raggiunta da ogni studente e se imponeva agli impreparati di ripetere più e più volte il “suo” esame di storia romana (e agli inizi anche di storia greca) riservava ai migliori il giudizio positivo massimo, conscio di aver adempiuto alla missione di ogni Docente, di ricerca scientifica e di didattica, per tramandare il mandato ricevuto dal suo maestro, Raimondo Bachisio Motzo, primo cattedratico di Storia antica nella rinata facoltà di Lettere dell’ ateneo cagliaritano.

Piero Meloni se ne è andato a novant’ anni, dopo avere condotto la propria operosa vita di scienza per oltre settant’ anni. Se ne è andato sulla breccia, mentre preparava la nuova edizione della sua Sardegna romana, uscita nel 1975, nella collana di Alberto Boscolo “Storia della Sardegna antica e moderna”, e riedita, profondamente rinnovata nelle nuove acquisizioni epigrafiche ed archeologiche, nel 1991.

 

Raccontare oggi la vita e l’ opera di Piero Meloni, in un periodo di crisi globale, è raccontare l’ alacre vicenda umana di uno scienziato, dedito al sacerdozio della ricerca e dell’ insegnamento e del mandato offerto ai propri allievi antichi e recenti, come Giovanna Sotgiu, Guido Clemente, Franco Porrà, Ignazio Didu, Marcella Bonello, Paola Ruggeri, Antonio Corda, Piergiorgio Floris, Antonio Ibba e gli scriventi che lo hanno seguito sulla cattedra di storia romana.

Dai graniti di Berchidda, dov’era nato nel 1920, alla Cagliari della vigilia della Seconda Guerra mondiale, dove conquistò, con le proprie capacità critiche, immediatamente,  Raimondo Bachisio Motzo, allievo del grande Gaetano De Sanctis a Torino, che intravide nel giovanissimo studente il proprio successore nella cattedra cagliaritana di storia antica.

La guerra vide Piero Meloni nelle vesti di ufficiale, impegnato in ardue vicende belliche. Ma, nonostante tutto, Piero Meloni continuava a studiare, per prepararsi al suo mandato di vita.

Dopo la brillantissima laurea, fu in Roma presso l’ Istituto Italiano di Storia Antica per sviluppare gli studi che spaziavano dal mondo greco (Perseo e la fine della monarchia macedoneIl valore storico e le fonti del libro macedonico di Appiano) a quello romano repubblicano (Servio Sulpicio Rufo) e imperiale (Il regno di Caro, Numeriano e Carino).

Quei volumi scaglionati fra il 1948 e il 1955 costituiscono ancora oggi un solidissimo patrimonio di filologia e di metodo storico applicato ai terreni della ricerca che Piero Meloni aveva individuato come suoi propri, in campi sostanzialmente vergini. Era la ricerca libera, pura, di base, che qualche legislatore fantasista dei giorni nostri vorrebbe subordinare alla ricerca applicata alla tecnocrazia.

Rapidamente il nostro aveva superato i concorsi nazionali che lo avevano portato dal ruolo di assistente a Libero Docente a Cattedratico, raccogliendo l’ eredità del maestro Motzo, che lasciò nel 1953 la cattedra di storia antica cagliaritana per limite di età.

Per i suoi studenti Piero Meloni scrisse, insieme a M. Attilio Levi, la  Storia romana dalle origini al 476 d. C., libro di rara chiarezza con un imponente appartato critico sulla storia romana dalla monarchia alla tarda antichità,  che doveva segnare l’ arduo cammino dei giovani che l’ avrebbero seguito.

Ancora per i giovani liceali presento l’ edizione  scolastica di Mediterranea divinando un filo continuo tra i giovani delle scuole superiori e quelli universitari che, con passione e spirito critico, avrebbero approfondito i dati delle fonti e le varie correnti storiografiche sui diversi temi della storia antica.

Affrontò da par suo il Sessantotto e il Settantasette, gli anni che anche nella sonnacchiosa Cagliari avrebbero fatto udire il ruggito della rivolta studentesca. Ma la risposta di Piero Meloni agli studenti radicali che contestavano in nome del famoso “nozionismo” il metodo rigoroso fu univoca e durissima: “non passeranno!”.

Abbiamo lasciato per ultimo il contributo fondamentale di Meloni sulla Storia della Sardegna romana: lo studioso era conscio che la cattedra di storia antica doveva essere onorata attraverso una ricerca globale, priva delle angustie del localismo, ma era d’ altro canto convinto che il compito di uno studioso fosse anche quello di cimentarsi in indagini, complesse per il carattere limitato delle fonti, relative alla sua terra sarda.

Sin dal 1945 aveva scritto su Gli Iolei ed il mito di Iolao in Sardegna, antevedendo il ruolo che la grecità euboica e ionica avrebbe avuto nel rapporto con la Sardegna tra VIII e VI secolo a.C., dimostrato dalle ricerche di Sulki, Sant’ Imbenia di Alghero e, soprattutto, di Olbia.

Nel 1947 fu la volta di due fini indagini sulla conquista cartaginese dell’ isola e sul celebre cantore sardo Tigellio e sul suo liberto Tigellio Hermogene.

Non possiamo seguire la lunga lista degli studi di Piero Meloni, raccolta in appendice al  volume offertogli dai suoi allievi in occasione del LXX compleanno e analizzata nuovamente dal suo allievo Guido Clemente nel XVIII volume de L’ Africa romana, che vedrà la luce nel prossimo mese di dicembre.

Dobbiamo comunque fare riferimento all’ amplissimo studio “L' amministrazione della Sardegna da Augusto all'invasione vandalica”, in cui sono criticamente vagliati tutti i governatori della Sardegna romana e i loro collaboratori sulla base di fonti letterarie, giuridiche ed epigrafiche, e, naturalmente, alle pagine bellissime della sua Sardegna romana.

Nella seconda edizione, di vent’ anni fa, Piero Meloni notava come, rispetto alla prima del 1975,  fosse “cambiato il nostro approccio col mondo romano ed in particolare col problema al quale noi, uomini d’ oggi, siamo estremamente sensibili: quello del colonialismo nel Mediterraneo nel quale la Sardegna occupa un posto particolare”.

La perennità della ricerca storica, secondo il crociano tema della sempre risorgente “contemporaneità” della storia. Questo  il lascito fecondo di Piero Meloni ai suoi allievi ed al mondo degli studi.

Attilio Mastino
Raimondo Zucca

Ultimo aggiornamento Martedì 21 Maggio 2013 10:41

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

 17 visitatori online