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Scritto da Administrator | 04 Luglio 2017

Ricordando Simone Veil scomparsa a 89 anni
L'intervento di Attilio Mastino all’Ambassade de France a Roma in Piazza Farnese il 10 ottobre 2008


Mme Simone Veil, Excellence, Monsier le Président de l’Ecole de Rome, Mesdames et Messieurs,
il y a un an, j’ai eu l’honneur de représenter l’Université de Sassari à Rome, au Lycée hébraïque situé près le Portique d’Octavie, à la veille des célébrations en honneur de Simone Veil qui se sont déroulées en Sardaigne: je garde un souvenir précieux de cette occasion extraordinaire qui m’a été donnée de connaître de l’intérieur le thème de la déportation et de la Shoah, mais aussi de redécouvrir les racines de l’Union européenne et de trouver de nouvelles raisons d’aimer la France. A cette occasion, Simone Veil m’était apparue, au delà de la surface du personnage, comme une femme pleine de sentiments et de passions, capable d’enflammer les esprits, riche d’expériences et de souvenirs, mais aussi une femme positive qui avait encore un rôle important à jouer en Europe avec sa capacité visionnaire, son sens moral, son inflexible sévérité envers toutes les formes de conservatismes.

J’ai lu récemment son livre, Une vie, autobiographie publiée à Paris chez Stock, dont le titre rappelle un roman de Maupassant et qui est dédiée au souvenir d’un grand nombre de personnes qui ont disparu: sa mère Yvonne morte du typhus au camp de Bergen-Belsen, son père André et son frère Jean, tués par les allemands à Kaunas en Lituanie, sa sœur Milou douce compagne de détention et son fils Nicolas, brutalement disparu alors qu’il était encore jeune. Sa nouvelle famille qui compte à présent 34 membres entre enfants, petits-enfants et arrière-petits-enfants.

Ultimo aggiornamento Martedì 04 Luglio 2017 20:45

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Scritto da Administrator | 28 Giugno 2017

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Attilio Mastino
I Canti Perduti di Sebastiano Satta, a cura di Annico Pau, Delfino editore
Nuoro, 26 giugno 2017

Prosegue oggi la stagione felice della Nuoro letteraria: questo volume sui Canti Perduti di Sebastiano Satta lascia senza fiato, è come una scoperta ma anche un dono alla Sardegna e alla città di Nuoro: non è la prima volta che opere del poeta nuorese scomparso nel 1914 riemergono prodigiosamente dal passato, come I canti del salto e della tanca pubblicati solo dieci anni dopo la morte o i Canti della Culla recuperati dalla bara della piccola Raimonda dopo che erano trascorsi 17 anni da quando il poeta li aveva condannati all’oblio, sconvolto per la morte della bimba Biblina a pochi mesi di vita. Il 18 luglio 1907, nel "giorno del gran pianto"  Satta aveva rinnegato la sua opera: da qui la sventura della paralisi che lo avrebbe costretto a chiudersi nella sua Nuoro, vivo per miracolo ma ormai senza voce. Per non parlare di tanti altri componimenti riemersi negli anni successivi, sui giornali quotidiani o perfino sulla stampa in Continente.

Manlio Brigaglia sostiene che questo libro è il resoconto di una scoperta, ancora più emozionante perché questi frammenti, sonetti, elegie, esercitazioni, riemergono dall’archivio della famiglia Cucca di Nuoro, e più precisamente dalla dimenticata eredità del sorprendente poeta sardo-arabo Francesco Cucca, un intellettuale "caro a tutti i nuoresi per le sue avventure nordafricane che ne fecero poco meno che un nomade berbero",  recentemente studiato da Dino Manca e in un’opera inedita di Gavino Pau: Cucca era 15 anni più giovane di Bustianu; sappiamo che fu lui, l’autore delle Veglie beduine e delle Galoppate nell’Islam, impegnato anticolonialista, il vero editore dei Canti Barbaricini, usciti a Roma grazie all’impegno del fratello Giuseppino Satta, due anni dopo la paralisi che aveva colpito il maestro, per raccontare "della terra che si distende da Montespada a Montalbo, dalle rupi di Coràsi fino al mare".

Ultimo aggiornamento Mercoledì 28 Giugno 2017 20:27

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Scritto da Administrator | 11 Maggio 2017

Fermi i lavori al Museo Nazionale di Sassari

A leggere i cartelli del cantiere, i lavori per il “recupero, restauro, valorizzazione del Museo Sanna di Sassari” finanziati nel 2012 con un milione e mezzo di euro e affidati solo un anno fa  all’impresa Herarestauri di San Leucio (dopo la rinuncia di un’impresa di Osilo) saranno conclusi solo nel maggio 2018. L’impressione per chi visita oggi l’area che si affaccia su Via Roma non è propriamente esaltante, con il cantiere chiuso in attesa delle ulteriori risorse necessarie per integrare gli impianti elettrico e di condizionamento, il giardino in pieno abbandono e le preziose basi inscritte provenienti da Turris Libisonis in travertino o in marmo collocate ormai definitivamente all’aperto su piattaforme in cemento.

C’è stato un tempo in cui Ercole Contu pubblicava un libro intitolato “Un museo per tutti” e veniva lodato nei congressi internazionali per l’attenzione dedicata al lapidario (vd. Giovanna Sotgiu, Lapidari in Sardegna, Bologna 1984). Da allora abbiamo visto con sgomento le lastre marmoree affisse alla parete su una rete sospesa precipitare a terra e restare per anni in restauro; soprattutto abbiamo visto trasformata la grande sala romana in una sorta di ottovolante, con un percorso per portatori di handicap non adeguato che creava nuove barriere architettoniche anche per i visitatori normodotati di un museo che amiamo e che vorremmo punto di riferimento per i turisti e per la comunità locale.

Ultimo aggiornamento Giovedì 11 Maggio 2017 20:06

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Scritto da Administrator | 07 Maggio 2017

Antonio Simon Mossa “poeta della nazionalità e padre dell’autonomia”
nel giudizio di Giovanni Lilliu
di Attilio Mastino
Istituto Regionale Superiore Etnografico, Nuoro, 6 aprile 2017

L’incontro di oggi prosegue idealmente il discorso avviato il 22 novembre scorso a Sassari per iniziativa della Società Umanitaria Cineteca Sarda e gli Architetti di Mastros al Circolo Sassarese e poi cinque giorni dopo per iniziativa del Partito Sardo al Palazzo di città per una ricostruzione a tutto tondo della figura di Antonio Simon Mossa a un secolo dalla nascita e a quasi cinquanta dalla scomparsa avvenuta il 14 luglio 1971: nella prodigiosa riscoperta di documenti, appunti, addirittura volumi e soprattutto progetti edilizi effettuati negli ultimi tempi dalla famiglia, era apparso subito evidente che su questo personaggio c’era ancora moltissimo da dire, partendo ovviamente dai volumi dedicati da Federico Francioni, Giampiero Marras, Frantziscu Casula, Salvatore Cubeddu, Francesco Marras, Raffaele Sari Bozzolo, a colui che è stato ben più che un semplice architetto algherese, un politico, giornalista, poeta scrittore, ideologo e nei suoi ultimi decenni esponente dell'indipendentismo sardo, all’interno di una visione internazionale, pluralista, aperta a nuovi orizzonti.

Parlare in questo Auditorium intestato al mio maestro Giovanni Lilliu mi emoziona: per Lilliu Simon Mosa fu poeta della nazionalità, padre dell’autonomia e patrono della Nazione Sarda. Voglio dire grazie alle tante autorità presenti e agli amministratori e tecnici dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico che hanno consentito l’incontro di oggi, che a settembre sarà seguito da una grande mostra affidata ai nostri Architetti di Mastros nelle nuove sale del Museo del Costume. Il presidente dell’ISRE on.le Peppino Pirisi ha annunciato che pubblicheremo il catalogo della mostra e gli atti del convegno.

Ultimo aggiornamento Domenica 07 Maggio 2017 17:49

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Scritto da Administrator | 09 Aprile 2017

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Luciano Goddi, Su Printzipeddu Nostru, Bortadura in Limba Sarda de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, illustrazioni del maestro Elio Pulli.
Gallizzi Sassari 2017
Alghero, Porto Conte, 8 aprile 2017
Intervento di Attilio Mastino

Il maestro Elio Pulli, di cui abbiamo celebrato gli ottanta anni a Sassari a Palazzo Ducale due anni fa, era un bambino - aveva meno di dieci anni - quando a New York ed a Milano fu pubblicata la prima edizione del Piccolo Principe e quando, poco dopo, l’aviatore-romanziere autore di questa straordinaria opera apparentemente per bambini, po criaduras, Antoine de Saint-Exupéry, decollava da Porto Conte o da Fertilia per raggiungere la Corsica o la valle del Rodano.

Ieri Riccardo Campanelli mi ha fatto sfogliare il volume di John Fillips sul poeta-pilota, pubblicato a Losanna pochi anni fa, con le straordinarie fotografie che giungono fino al 30 maggio 1944. Poi dobbiamo arrivare a quel 31 luglio 1944 quando il generoso aviatore di guerra partito da Bastia in Corsica non riuscì a raggiungere Grenoble e si perse per sempre nell’azzurro del Golfo del Leone.

Ne discorre Luciano Goddi (che ho conosciuto grazie ad Angela Spanu) traducendo la fiaba che amiamo nella dura lingua di Orune, con intelligenza, ironia, se vogliamo con una serenità che incanta.

Ultimo aggiornamento Domenica 09 Aprile 2017 23:26

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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