Asuncion, 19 settembre 2011, El Cabildo.
Attilio Mastino, Rettore dell’Università di Sassari
El uso politico de la Historia romana (después de Maquiavelo)
1. La secessione della plebe al Monte Sacro nella lettura di Simón Bolivar
Tito Livio, parlando della secessione della Plebe a Roma sul Monte Sacro 2500 anni fa di fronte alle violenze del patriziato, racconta come Menenio Agrippa fosse riuscito a placare l’ira della Plebe raccontando un apologo col primitivo e rozzo modo di parlare di quell’epoca lontana, prisco illo dicendi et horrido modo: nel tempo in cui nell’uomo le membra non erano tutte in piena armonia, come ora, ma ogni membro aveva una sua facoltà di parlare e di pensare, le altre parti del corpo fecero una congiura contro il ventre, decidendo che le mani non portassero il cibo alla bocca, la bocca non lo ricevesse, i denti non lo masticassero. Ridussero così il corpo intero ad un’estrema consunzione, totum corpus ad extremam tabem venisse: era un modo rozzo ma efficace per indicare che tutte le componenti di una società sono ugualmente necessarie e solidali.
Sono stati recentemente celebrati a Roma i 2500 anni dalla secessione della plebe al Monte Sacro e dalla nascita del potere negativo dei tribuni della plebe, proprio a margine dell’episodio di Menenio Agrippa. Come è noto, ripensando alle radici romane della Res Publica, riflettendo sui rapporto tra Populus e singolo Civis, due concetti riletti durante la rivoluzione francese dai giacobini, in particolare da Robespierre sulle tracce di Rousseau, il 15 agosto 1805 a Roma sul Monte Sacro Simón Bolivar pronunciò un solenne giuramento che rinnovava l’impegno dei rivoluzionari per la libertà della grande patria iberoamericana. Nella lettera di Simón Bolivar a Simón Rodríguez del 19 gennaio 1824 il Libertador parlava di un juramento profético pronunciato in quella <