Monte Prama: Le ragioni e le strategie dello scavo.

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Scritto da Administrator | 24 Gennaio 2015

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Attilio Mastino- Raimondo Zucca
Monte Prama: Le ragioni e le strategie dello scavo
Roma, Accademia dei Lincei, 21 gennaio 2015

Qui in questa sala dell’Accademia dei Lincei dieci anni fa abbiamo avuto l’onore di commemorare la figura di  Giancarlo Susini, che oggi vogliamo ricordare perché egli era stato chiamato dall’Ateneo di Cagliari nel 1985 a presentare il volume Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo settantesimo compleanno, davanti ad una vivace platea di docenti e di studenti. Abbiamo riletto quell’intervento di Susini sul XV volume della Rivista storica dell’antichità,  ritrovando le parole che erano state rivolte ai tanti giovani che avevano trovato in Giovanni Lilliu un maestro di archeologia, di didattica, di vita vera. In quell’occasione Susini aveva voluto mettere in luce il contributo specifico di tanti giovani colleghi, ispettori archeologi, formati nelle nostre università, che faticosamente ma fermamente svolgevano una ricerca scientifica di grandissimo valore nelle soprintendenze archeologiche d’Italia, additandoli al plauso generale ed in primis dei docenti universitari di ambito antichistico allora liberi dai compiti burocratici.

Con quell’intervento Giancarlo Susini rendeva omaggio a Giovanni Lilliu, con la sua generosità, la sua acuta sensibilità, lo sguardo interdisciplinare che aveva dedicato e allora continuava a <<dedicare ogni sua energia intellettuale all’indagine multiversa degli aspetti più civiltà sarda, sia nei connotati delle culture antiche sia nei tratti più generali e persistenti>>. Giovanni Lilliu aveva iniziato la sua carriera in Sardegna come “novantista” (ossia con un contratto precario di tre mesi) proprio nella Soprintendenza alle antichità della Sardegna nel 1944, accanto all’insegnamento universitario nell’Ateneo cagliaritano, mantenendo il ruolo di Ispettore fino al 1955, quando raggiunse il rango di Cattedratico di Antichità Sarde.

Dobbiamo ricordare che una parte rilevante dei Docenti di Archeologia dei nostri Atenei hanno maturato una esperienza fondamentale nelle soprintendenze alle Antichità (poi archeologiche e ai Beni archeologici e infine “Archeologia”)  italiane.

Nel nostro Ateneo turritano abbiamo fatto tesoro delle parole di Giancarlo Susini, accogliendo con amicizia e ammirazione i nostri colleghi delle Soprintendenze nelle iniziative congressuali promosse da noi, a partire dai Congressi internazionali su “L’Africa romana” sin dal 1983, fondati proprio da Giancarlo Susini, Giovanni Lilliu, Marcel Le Glay, Angela Donati.

Per questa ragione allorquando abbiamo avviato nell’ambito del Parco geominerario  della Sardegna la ricerca archeologica nella città di Neapolis si è proposto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari di attivare ai sensi dell’art. 14 comma 4 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 441 (Regolamento recante norme di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali), una  convenzione tra la Soprintendenze per i Beni Archeologici e l’Università di Sassari, attraverso la quale si sono realizzate cinque campagne di scavi archeologici a Neapolis in comune di Guspini, regolarmente edite a cura della Soprintendenza e dell’Università.

D’altro canto la stessa formula è stata adottata con gli accordi-quadro dell’Ateneo di Sassari con l’Institut National du Patrimoine di Tunis per gli scavi pluriennali a Uchi Maius, Numluli, Zama regia e Neapolis in Africa Proconsularis, sin dal 1994, e con l’Institut National des Sciences de l’Archeologie et du patrimoine di Rabat per le campagne di scavo di Lixus, in Marocco.

È apparso, di conseguenza, coerente con la politica di ricerca archeologica dell’Ateneo di Sassari, nella primavera del 2011, una volta maturato uno studio autonomo sul giacimento di Monte Prama da parte dei professori Bernardini e Zucca, che avevano partecipato nell’estate-autunno 1979 alla campagna di scavo a Monte Prama, diretta da Carlo Tronchetti, funzionario archeologo della Soprintendenza archeologica di Cagliari, rivolgersi da un lato all’Università di Cagliari, che con il Prof. Gaetano Ranieri aveva progettato una ricerca geofisica nell’area di Monte Prama, dall’altro alla Soprintendenza per i Beni Archeologici, diretta da Marco Edoardo Minoja, per la presentazione  di un  progetto comune dal titolo “Archeologia di Monte Prama” alla Regione Sardegna, sul Bando relativo alla Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna.  Progetti di ricerca fondamentale o di base - Annualita’ 2012 (L.R. 7 del 2007). Il progetto è stato cofinanziato dalla Regione Sardegna con 140.000 euro e con 60.000 euro dalle due Università.

Il Soprintendente Marco Edoardo Minoja, che nel contempo lavorava sia per la Musealizzazione del complesso delle sculture di Monte Prama, realizzato il 22 marzo 2014, sia per un intervento urgente di ricerca archeologica a Monte Prama, con finanziamento ARCUS SpA[1],  ha condiviso la proposta delle due Università, giungendo alla stipula di un protocollo d’intesa, il 2 maggio 2014, tra la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari, le Università di Cagliari e di Sassari, il Comune di Cabras, la Casa Circondariale di Oristano e il ConsorzioUno per la promozione degli Studi Universitari di Oristano, che gestisce la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Ateneo sassarese nella sede di Oristano.

Nel Protocollo si richiamano esplicitamente il «d. lgs. 22.01.2004 n. 42, con particolare riferimento agli artt. 88-89 sulle attività di ricerca archeologica in gestione diretta del Ministero competente e in regime di concessione» e «la nota della Direzione Generale per le Antichità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali prot. n. 5803 del 28 giugno 2011, che ha confermato che “solo la concessione è lo strumento ordinario per consentire a terzi l’attività di scavo di cui agli artt. 89 e 90 D. Lgs. 42/2004”, mentre “eventuali convenzioni o intese comunque nominate verranno consentite solo su proposta motivata”» e si prevede «la direzione scientifica congiunta dei funzionari archeologi della Soprintendenza, Dott. Alessandro Usai ed Emerenziana Usai, e dei docenti dell’Università di Sassari, Proff. Paolo Bernardini, Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca».

Nel giorno 5 di maggio del 2014 gli archeologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e dell’Università di Sassari, insieme all’équipe geofisica del Prof. Gaetano Ranieri dell’Ateneo cagliaritano, sono tornati sul sito di Monte Prama; si è dato inizio in quella data ad un’impresa difficile ed ardua che ancora oggi continua e che continuerà ancora a lungo.

Nonostante la lunghezza del cantiere archeologico, che è entrato nel suo nono mese consecutivo, l’incontro tra gli archeologi e gli specialisti (bioarcheologi, geofisici, geologi, pedologi, etc.) di Soprintendenza e di Università nel giacimento di Monte Prama ha segnato un risultato estremamente positivo, che si presenta per la prima volta in questa sede prestigiosa dell’Accademia dei Lincei, grazie alla volontà del nostro antico  Maestro cagliaritano Prof. Mario Torelli, che ha voluto inserire questa Giornata Lincea nell’ambito delle ricerche promosse in seno della Fondazione Balzan, in rapporto al prestigioso premio per l’Archeologia che gli è stato assegnato nel 2014.

Si deve nominare a questo punto, e con piacere,  il Consorzio Uno di Oristano, partner prezioso e imprescindibile, oltreché per le competenze e responsabilità logistiche e di sicurezza, per la disponibilità del proprio personale archeologo, le dottoresse Luciana Tocco e Adriana Scarpa,  e per la funzione di raccordo con quel serbatoio indispensabile di saperi, di tecniche e di esperienze costituito dagli allievi della Scuola di Specializzazione, che operano con entusiasmo sul cantiere; la Casa Circondariale di Oristano grazie alla cui disponibilità la ricerca archeologica si è rivestita dell’impagabile valore aggiunto dell’impegno sociale e rieducativo; il Dipartimento di Scienze biomediche, sezione Microbiologica, diretta da Salvatore Rubino, di nuovo dell’Ateneo sassarese, che tanto si è prodigato con i suoi bioarcheologi nello scavo e nel recupero in condizioni sterili del contenuto biologico dei sepolcri mettendo in campo livelli sofisticati di analisi dei resti umani e vegetali che vi si sono rinvenuti. Gaetano Ranieri dirà, senz’altro meglio di me, quanto la sofisticata strumentazione di analisi dei suoli ha contribuito, e in modo eccezionale, a disegnare la mappa del sottosuolo del giacimento e a orientare, anticipandone in gran parte i risultati, la ricerca di scavo.

Come si vede, la ripresa delle indagini a Monte Prama si è dotata di un impianto metodologico e tecnologico robusto e pienamente adeguato; ma qui siamo già nel campo della strategia dell’intervento e dobbiamo invece soffermarci sulle ragioni che hanno mosso questa splendida avventura.

Dopo il raffinato restauro delle sculture recuperate tra il 1975 e il 1979, dopo una lunga serie di studi su Monte Prama apparsi tra il vecchio e il nuovo secolo, dopo un libro fortunato che ha proposto una ricostruzione del giacimento archeologico, cresceva un senso di insoddisfazione, di provvisorietà di quanto fino allora era stato prodotto accanto alla consapevolezza profonda che di Monte Prama era nota soltanto la classica punta dell’iceberg; che la storia di questo sito era, in sostanza, ancora tutta da scrivere.

E, soprattutto, che essa andava scritta utilizzando approcci, tecniche e tecnologie differenti rispetto a quanto finora si era messo in campo.

Oggi, grazie alle metodologie dell’archeologia dei paesaggi, magistralmente coordinate da Piergiorgio Spanu, con la collaborazione della Dott.ssa Barbara Panico, nostra Dottoranda, e all’indagine geofisica di Gaetano Ranieri abbiamo un’idea più chiara del contesto antico nel comparto di Monte Prama e dell’enorme ampiezza dei depositi archeologici.

I quali, come già indicava l’intuizione del grande maestro Giovanni Lilliu, potrebbero appartenere ad un vasto spazio di santuario, i cui edifici vengono segnalati da ritrovamenti per ora erratici di conci pertinenti ad architetture raffinate e dal comporsi delle anomalie della ricerca geofisica.

Tutta da capire è, in questo scenario, la funzione della cintura necropolare, assai più ampia e articolata di quanto appariva finora, e la reale disposizione e il significato delle sculture, il cui rapporto stretto con i sepolcri rimane ancora tutto da dimostrare.

Per quanto riguarda le sculture i nuovi tipi statuari rivelati dagli scavi recenti, riportabili all’immagine del c.d. sacerdote-militare rinvenuta nella necropoli vulcente di Cavalupo, fanno ritenere estremamente verosimile un accrescimento delle iconografie antropomorfe e gettano nuova luce sulle vicende di formazione e di sviluppo della “fabbrica” di Monte Prama e sui suoi rapporti con la bronzistica figurata nuragica.

Avremo modo di affrontare nella giornata di oggi la discussione di dettaglio sullo “statuto eroico” di Monte Prama, sia a livello di organizzazione degli spazi che di contestualizzazione storica e di apparato ideologico-celebrativo.

Preme qui sottolineare come la ricerca appena iniziata, e che auspicabilmente ha davanti a sé almeno un triennio di fervide indagini sul campo, si ponga come momento cruciale della protostoria sarda dei secoli IX e VIII prima di Cristo; come, con fatica, con entusiasmo, con grande professionalità, Monte Prama, finalmente, inizi a raccontare la sua storia reale che appartiene certamente ai Sardi, ma in primo luogo all’umanità tutta e all’avvincente storia della conoscenza.

Questo patrimonio comune di scienza elaborato a Monte Prama dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici (oggi “Archeologia” della Sardegna) e dalle Università riteniamo non debba essere perduto.

Noi siamo convinti che la nuova organizzazione del MIBACT, come ricordato dal Sottosegretario on.le Francesca Barracciu, offra lo spazio per una ripresa di cooperazione tra Soprintendenze Archeologia, Poli Museali regionali e Università, nel quadro anche dei compiti della nuova Direzione  Generale Educazione e Ricerca, di cui all’art. 13 del DPCM 171 del 29 agosto 2014, entrato in vigore il 10 dicembre 2014.

Vogliamo ricordare che la Circolare del 16 marzo 2011 del Direttore Generale per l’Antichità (oggi Archeologia) nel ribadire l’abrogazione, ai sensi dell’art. 23 del D.P.R. 10 giugno 2004 n. 173 dell’art. 14 comma 4 del DPR 28 dicembre 2000, n. 441 (Regolamento recante norme di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali), concernente l’istituto della convenzione per l’ esecuzione di scavi archeologici  tra le Soprintendenze per i Beni Archeologici e le Università, nel quadro di programmi pluriennali di ricerca” ,  indicava la persistenza implicita di tale abrogazione nei successivi Regolamenti recanti norme di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali dei DPR  26 novembre 2007, n. 233 e  2 luglio 2009, n. 91.

Ora l’art. 41 comma 1 del DPCM 171 del 29 agosto 2014  fa cessare il vigore proprio del DPR  26 novembre 2007, n. 233 e successive modifiche.

Ne consegue che può avere vigore nella materia de quo l’art.. 13 comma 1g  relativo alla Direzione generale “Educazione e ricerca”, che collabora con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il CNR e altri enti di ricerca italiani o esteri  alle attività di coordinamento dei programmi universitari e di ricerca relativi ai campi di attività del Ministero.

Noi vogliamo qui ricordare l’appassionata richiesta di cooperazione tra università e soprintendenze archeologiche venuta coralmente dal mondo dell’Università, che in Roma, nella adunanza della CRUI del 13 marzo 2013 ha votato all’unanimità una proposta dell’Ateneo di Sassari  per sancire anche normativamente una collaborazione istituzionale per la ricerca archeologica fra Soprintendenze e Università all’ interno di programmi di ricerca pluriennali da definire su base territoriale con le relative soprintendenze.

Noi non vogliamo fare ricorso alla possibilità dell’art. 89 del  Codice dei Beni Culturali di richiedere entro il 31 marzo di quest’anno la Concessione di ricerca archeologica a Monte Prama. Noi vogliamo, ancora una volta, nel solco della esperienza secolare di rapporto fra Università e Soprintendenze, seguitare nella ricerca archeologica di Monte Prama  fianco a fianco della Soprintendenza Archeologia della Sardegna. Vogliamo che questo sia e continui ad essere un luogo di amicizia, di fraternità e di scienza, dove ogni divergenza possa essere superata e dove vengano valutate le ragioni di tutti.


[1] La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna è stata ammessa al finanziamento di 700.000 euro, attraverso ARCUS SpA,  per il progetto, curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari "Aree archeologiche di Tharros e Mont'e Prama-Interventi urgenti" approvato con  Decreto Interministeriale del 30 dicembre 2009, cui è seguita la convenzione tra ARCUS e la Direzione Regionale il 18 novembre 2011.

Ultimo aggiornamento Sabato 24 Gennaio 2015 16:35