05. I provvedimenti del Governo sull'Università.

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Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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Il taglio di risorse generalizzato ma destinato a colpire soprattutto le Università del Mezzogiorno e della Sardegna, rappresenta a mio avviso un errore grave che speriamo venga presto corretto. In realtà l'Università non è una torre d'avorio ma è una istituzione che fa parte di un sistema unitario con la scuola: sistema che rischia di essere minato dalle fondamenta, se la politica del Governo si limiterà a procedere con tagli indifferenziati, ancor più gravi perché è stato notevolmente aumentato il numero delle Università pubbliche e private in Italia.

Credo però che il tempo che stiamo vivendo sia anche l'occasione per far arrivare al Ministero non solo proteste ma anche proposte positive e credo che noi dobbiamo ripensare alla struttura stessa dell'Università, per trovare forme nuove di gestione, per migliorare la produttività e la qualità dell'alta formazione, per collocarci entro reti internazionali di ricerca.

Il Ministro ha ragione quando denuncia i mali delle Università, in particolare l'eccessivo numero di corsi di laurea, i ritardi, le dispersioni, l'alto numero di fuori corso e soprattutto di studenti inattivi.

Eppure rilancia ora il vecchio e logoro progetto che risale ormai a quasi dieci anni fa di creare Fondazioni universitarie con la partecipazione di enti ed amministrazioni pubbliche e soggetti privati al fine di realizzare l'acquisizione di beni e servizi alle migliori condizioni di mercato, nonché per lo svolgimento di funzioni strumentali e di supporto alla didattica ed alla ricerca: nella nuova formulazione la prospettiva di creare Fondazioni federate regionali appare pericolosa, in contrasto con il principio costituzionale dell'autonomia universitaria, soprattutto in un territorio come quello del Nord Sardegna caratterizzato da una situazione socio-economica del tutto particolare e con scarsa propensione della tradizione imprenditoriale a finanziare la ricerca; del resto la povertà del tessuto economico che ci circonda ha creato una sorta di relativa impermealibità tra università e sistema delle imprese.

Il rischio è quello di costituire un nuovo ente, con direttori generali, dirigenti, responsabili e addetti che aumenterà i costi di gestione ed appesantirà i problemi. Fortunatamente la nostra Università non è nel gruppo di Atenei italiani oberati di debiti, dal momento che in questi anni l'amministrazione è stata accurata, attenta, sostanzialmente sana.

Dunque esistono tutte le premesse perché la scossa del Governo possa innescare un'esplosione positiva, un momento di maggiore impegno e responsabilità.

Occorre migliorare l'aliquota di prelevamento dal Fondo di Funzionamento Ordinario con un innalzamento delle performances dell'Ateneo, utili al fine della riattribuzione delle quote accantonate dal Ministero per la premialità sulla base delle valutazioni effettuate per le prestazioni relative alla qualità dell'offerta formativa e ai risultati dei processi formativi, alla qualità della ricerca scientifica, alla qualità efficacia ed efficienza delle sedi didattiche: particolarmente spinoso è il tema dei risultati della didattica, che rischiano di penalizzare drammaticamente il nostro Ateneo sul piano finanziario, perché la produttività certificata è insufficiente.

L'Università non deve subire le iniziative ministeriali, ma deve ripensare a se stessa con un forte progetto fondato su una visione strategica, capace di modificare in profondità anche l'ambiente che ci ospita.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:53