Cerimonia di conferimento del diploma di dottorato a due dottorandi afgani.

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Scritto da Administrator | 06 Maggio 2014

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Cerimonia di conferimento del diploma di dottorato a due dottorandi afgani


Herat, 2 maggio 2014

Caro Magnifico Rettore dell’Università di Herat Abdul Zaher Mohtaseb Zada, caro Preside della Facoltà di Agraria Mohammad Youssof Jami, caro Direttore del Dipartimento di scienze degli animali Abdul Rahim Omid, caro Procuratore capo della Provincia di Herat Maria Bashir, caro Generale comandante ISAF Manlio Scopigno, cari colleghi, cari studenti,

con emozione siamo oggi qui ad Herat per conferire solennemente il diploma di dottore di ricerca in “Scienze e biotecnologie dei Sistemi Agrari e Forestali e delle produzioni alimentari” a due studiosi afgani, Alam Ghoryar e Abdullah Halim, che hanno frequentato in Italia  Sassari e a Nuoro la Scuola di Dottorato grazie alle borse di studio messe a disposizione dall’Ente Acque della Sardegna e grazie al costante impegno logistico della Brigata Sassari. Fanno parte di questa commissione i professori Sergio Vacca, vera anima di questa giornata, Roberto Scotti, Chiara Rosnati e Giovanni Cocco.

L’Afganistan, un paese che amiamo, ci ha accolto in questi giorni con i suoi colori, con il suo verde, con i suoi profumi, con la sua musica, con la sua gente. Anche con un pezzo di Italia e con un pezzo di Sardegna.

Soprattutto oggi siamo ospitati in questa Università con amicizia vera, con interesse e con speranza, in mezzo a tanti giovani pieni di desideri e di progetti. Vi prometto che non vi deluderemo.

Volevo dire che intendiamo manifestare oggi il più grande rispetto per le tradizioni culturali e religiose, per la profondità della vostra storia, per il patrimonio culturale sintetizzato in questa splendida città di Herat dalla Moschea blu e dall’antica cittadella Arg, recentemente restaurata dall’UNESCO, costruita in pisé di terra, questi straorinari mattoni di fango e paglia solidi e capaci di regolare la temperatura.  E poi i quattro altissimi minareti dell’antica Scuola coranica, la madrassa e il musalla distrutti dai Britannici, l’oratorio e il vicino Mausoleo della Regina Gawarshad, le mura dell’originaria vastissima fortificazione islamica.

Io non so se veramente Alessandro Magno nel 330 a.C. abbia fondato la sua colonia Alessandria degli Ari qui ad Herat, ai margini orientali dell’impero persiano di Dario, sulla collina bagnata dai canali che provengono dal grande fiume Heri-rud (Hari). In ogni caso esiste ed è visibilissimo un patrimonio culturale che deve essere difeso soprattutto in momenti difficili come questi. La responsabilità delle Università è particolarmente rilevante per incamminarci verso un mondo nuovo fondato sulla pace, per aprire orizzonti nuovi di cooperazione, contro le chiusure e le intolleranze, verso una nuova dimensione internazionale, per una classe dirigente de nostri Paesi (l’Afganistan e l’Italia) che sia all’altezza delle sfide che ci attendono. Per un dialogo tra popoli, per nuove relazioni internazionali che qualifichino insieme le nostre due Università, Sassari ed Herat. Per uno sviluppo economico che passa anche attraverso i temi trattati in queste tesi di dottorato, la zootecnica, la sicurezza alimentare, il pascolo, il paesaggio trasformato dall’uomo.

Siamo qui per dire che saremo ancora l vostro fianco  anche dopo la conclusione di una missione militare che progressivamente potrà assumere la forma di una cooperazione civile. Progetteremo nuove occasioni di incontro, accoglieremo altri studenti, scriveremo ai Rettori di tutte le università italiane perché si creino spazi per gli studenti afgani nei corsi di laurea, nelle scuole di specializzazione, nei corsi di dottorato, nei master internazionali, chiederemo l’intervento della Conferenza dei Rettori. Grazie all’Ente Regionale per il diritto allo studio di Sassari e al Consorzio per la promozione degli studi  universitari di Nuoro per quanto hanno fatto per  i nostri primi tre dottorandi afgani.

Grazie per l’ospitalità che ci avete riservato, grazie per l’impegno per una cooperazione culturale che può essere alla base di un nuovo Afganistan, conclusa questa fase elettorale che state vivendo in queste frenetiche settimane: un successo organizzativo, politico e democratico che fa sperare per il futuro pacifico del Paese.

Auguri ai nuovi dottori di ricerca afgani, che speriamo possano davvero svolgere un ruolo attivo per la crescita dell’agricoltura e della zootecnia in Afganistan, con la speranza che riescano a diventare dirigenti, manager, persone destinate a svolgere un ruolo molto attivo nel proprio paese al loro rientro, soprattutto in alcuni campi come l’agroalimentare e non solo.

Lasciatemi dire grazie al generale Manlio Scopigno, comandante della missione ISAF e insieme comandante della Brigata Sassari, con il 151° e 152° reggimento che costituiscono l’élite del nostro esercito italiano, impegnato in una missione di pace che l’Afganistan ha capito fino in fondo. La Brigata Sassari  porterà a termine una missione impegnativa con generale apprezzamento. Voglio esprimere l’emozione forte, la simpatia, il legame che ci unisce ai militari che abbiamo visto all’opera, in un progetto di cooperazione civile e militare, nell’impegno di stabilizzare una situazione difficile e di combattere il terrorismo nei nemici dell’Afganistan con le armi della pace e della cultura. L'Università è sta ben lieta di collaborare sul piano scientifico a una riflessione dalla quale possono dipendere gli indirizzi operativi per i prossimi anni. Oggi vediamo il senso di questo impegno e il futuro di questo impegno, per quei territori nei quali la Brigata ha speso risorse e ha pagato anche in qualche caso con il sangue, un impegno, a favore delle popolazioni che si trovano in difficoltà e che non vorremmo abbandonare. Inoltre vorrei veramente cogliere l'occasione per evidenziare l'attenzione con la quale la Sardegna segue le attività della Brigata, che sente come un elemento identitario legato all’Isola, legato alla vita delle famiglie, legato alla nostra Regione. Dunque, grazie per essere qui, grazie per quanto avete fatto, grazie per quanto farete.

Ho visto stamane la gente che prendeva il sole nei tanti bellissimi parchi alberati della città di Herat e penso che presto il volo degli aquiloni riprenderà anche nel cielo di Kabul, dopo questo periodo lunghissimo di guerra e di devastazione. Colgo l’occasione per annunciar che nella giornata di ieri il Consiglio del Dipartimento di Architettura, design e urbanistica, su richiesta del prof. Sergio Vacca e del Direttore Arnaldo Cecchini ha proposto di conferire la laurea ad Honorem a Maria Bashir, Procuratore generale del Distretto Giudiziario di Herat e prima donna a ricoprire quell’incarico in Afghanistan. Il perseguimento di una “città dei diritti” è parte integrante della sua biografia, della sua ricerca di una società e una città più giuste, che permettano pari dignità di accesso ai servizi primari quali l’istruzione, nella convinzione che solo attraverso questa l’Afdganistan possa sperare in un futuro migliore.  L’attività di Maria Bashir come Procuratore distrettuale è particolarmente indirizzata a contrastare la corruzione, il narcotraffico ed il terrorismo, settori in cui l’organizzazione spaziale della città e del territorio e l’organizzazione dei processi decisionali assumono un ruolo rilevante.  Porteremo presto la proposta  in Senato Accademico e al Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della ricerca, sicuri che sarà accolta.

Inshallah, Afganistan.  Inshallah, Italia.