Fermi i lavori al Museo Nazionale di Sassari

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Scritto da Administrator | 11 Maggio 2017

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Fermi i lavori al Museo Nazionale di Sassari

A leggere i cartelli del cantiere, i lavori per il “recupero, restauro, valorizzazione del Museo Sanna di Sassari” finanziati nel 2012 con un milione e mezzo di euro e affidati solo un anno fa  all’impresa Herarestauri di San Leucio (dopo la rinuncia di un’impresa di Osilo) saranno conclusi solo nel maggio 2018. L’impressione per chi visita oggi l’area che si affaccia su Via Roma non è propriamente esaltante, con il cantiere chiuso in attesa delle ulteriori risorse necessarie per integrare gli impianti elettrico e di condizionamento, il giardino in pieno abbandono e le preziose basi inscritte provenienti da Turris Libisonis in travertino o in marmo collocate ormai definitivamente all’aperto su piattaforme in cemento.

C’è stato un tempo in cui Ercole Contu pubblicava un libro intitolato “Un museo per tutti” e veniva lodato nei congressi internazionali per l’attenzione dedicata al lapidario (vd. Giovanna Sotgiu, Lapidari in Sardegna, Bologna 1984). Da allora abbiamo visto con sgomento le lastre marmoree affisse alla parete su una rete sospesa precipitare a terra e restare per anni in restauro; soprattutto abbiamo visto trasformata la grande sala romana in una sorta di ottovolante, con un percorso per portatori di handicap non adeguato che creava nuove barriere architettoniche anche per i visitatori normodotati di un museo che amiamo e che vorremmo punto di riferimento per i turisti e per la comunità locale.

La recente nomina della responsabile del Polo Museale Giovanna Damiani prometteva una vera rivoluzione, perché col decreto del 2014 reso esecutivo solo un anno fa era stato costituito un prezioso patrimonio  che comprendeva l’Altare di Monte d'Accoddi, l’Antiquariurn Turritano a Porto Torres, "Su Nuraxi" a  Barumini; a Cagliari la Basilica di San Saturnino, il Museo Archeologico Nazionale, lo Spazio San Pancrazio; le Pinacoteche di Cagliari e di Sassari,  a Caprera  il Compendio Garibaldino, a Nuoro il Museo Archeologico Asproni.

A distanza di tre anni lo scorporo dalle Soprintendenze non sembra sia stato così felice come immaginato, con la separazione della ricerca, della tutela, del restauro affidati alle Soprintendenze, che pure sono in mano di ottimi funzionari, come il Polo Museale che però ha preso un’altra strada, che ancora ci ostiniamo a ritenere positiva. Ho letto il bellissimo articolo di Francesca Condò e Gabriella Gasperetti su “L’eredità negata: il Museo Nazionale Giovanni Antonio Sanna in Sassari dal recupero delle origini alle nuove concessioni”, recentemente presentato al secondo Convegno internazionale di Museologia svoltosi alle Terme di Diocleziano: le autrici ammettono che “l'edificio espositivo ha sofferto di interventi disomogenei, affidati di volta in volta  a responsabili diversi, generalmente con carattere di urgenza e senza la possibilità, per l'esiguità dei fondi, di essere estesi all'intero complesso”. Promettono però una svolta e soprattutto indicano obiettivi che in gran parte condividiamo, passare da un museo che “mostra” a un museo che “racconta” e si riconnette al contesto;  suscitare interesse alla visita del territorio da cui provengono i reperti ma anche a confronti con contesti coevi nel Mediterraneo; ripensare il giardino, molto amato  dai sassaresi ma visto finora come luogo chiuso, per offrirlo alla comunità in modo permanente garantendo una effettiva osmosi tra comunità cittadina e museo-comunità scientifica; perfezionare il riallestimento completando l'ordinamento cronologico con lo spostamento della sezione medievale al piano superiore e la creazione di un ambiente evocativo per i materiali delle domus de janas.

Per quanto riguarda gli spazi esterni oltre al restauro dell'unica aiuola sopravvissuta dell’antico giardino, si pensa di realizzare un sentiero ad andamento curvilineo: sul margine del sentiero “saranno collocate le are di età romana attualmente poste in uno spazio non efficacemente illustrato all'interno del museo; queste saranno separate tematicamente in due serie successive, anche attraverso l'uso di arbusti: tasso per le are funerarie e alloro per le onorarie. Lungo il margine saranno predisposti, in corrispondenza di ogni ara, incassi per sedute costituite da blocchi in trachite”.

Quello che la progettista e la responsabile dei lavori chiamano “il poetico ritorno all’aperto di oggetti nati per essere visti all'esterno, lungo una via”, sarà accettabile solo se sarà combattuto il degrado e sarà assicurato un costante controllo teso a garantire la protezione della superficie lapidea, che ci conserva le scritture antiche. Sarà però assolutamente necessario trattare i cimeli esposti alle intemperie con l’utilizzo di materiali idonei e con la collaborazione del qualificato personale del Centro di Restauro di Li Punti rimasto alla Soprintendenza.

Attilio Mastino