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UBI ERAT LUPA
UBI ERAT LUPA

Scritto da Administrator | 02 Aprile 2015

Ricordo di Gabriella Mondardini Morelli
International Inner Wheel – Club Porto Torres, 7 aprile 2015

Il 18 agosto 2014, quando ero ancora Rettore, avevo annunciato con dolore a tutti i colleghi dell’Ateneo la scomparsa di Gabriella Mondardini, che poi avevamo ricordato un mese dopo a Stintino in occasione degli incontri stintinesi 2014 promossi dal Centro studi sulla civiltà del mare e per la valorizzazione del Golfo e del Parco dell’Asinara, per volontà di Salvatore Rubino ed Esmeralda Ughi.

Gabriella aveva raggiunto in pace la figlia Laura scomparsa a 47 anni il 22 febbraio di due anni fa, ricercatrice di “Genetica” nella Facoltà di Scienze Matematiche fisiche e naturali e poi nel Dipartimento di scienze della natura e del territorio, dove si era dedicata al tema della variabilità genetica in popolazioni umane e alla ricerca di varianti genetiche associate a malattie complesse.

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Scritto da Administrator | 18 Marzo 2015

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Attilio Mastino
Aristotele e la natura del tempo:
la pratica del sonno terapeutico davanti agli eroi della Sardegna*

Geografia, storia, mito.

In contemporanea con la presentazione all’Accademia dei Lincei dei risultati davvero sorprendenti della campagna 2014 nel vasto spazio santuariale di Mont’e Prama (dal quale provengono altri giganti in pietra), i tre volumi su Le sculture di Mont’e Prama pubblicati in questi giorni da Gangemi hanno notevolmente arricchito l’orizzonte interpetativo, aprendo nuove questioni e nuovi interrogativi sull’<<heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo>>[1].

Si individuano ora anche, attraverso ulteriori indagini scientifiche, le linee di sviluppo a breve termine, che saranno portate avanti congiuntamente dalla Soprintendenza archeologica per la Sardegna e dalle Università di Cagliari e di Sassari, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Banco di Sardegna.

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Scritto da Administrator | 07 Febbraio 2015

Giornata di studio su Cinzia Vismara
Attilio Mastino
Cassino 3 febbraio 2015

Mi emoziona parlare oggi assieme ad Alberto, davanti a Cinzia, a tanti amici e soprattutto al mio maestro di Cagliari Fausto Zevi, che mi riporta ad anni davvero lontani.

L’arrivo di Cinzia Vismara a Sassari presso un Istituto concorrente rispetto al mio Dipartimento di Storia è avvenuto nella Facoltà di Magistero il 28 novembre 1983, come professoressa associata di Archeologia delle province romane, poche settimane prima che si celebrasse il primo convegno internazionale su L’Africa Romana, dunque 31 anni fa.

A distanza di tanti anni e a causa della mia età e dell’alzheimer incipiente, ho preferito andare sul sicuro e ho scritto nei giorni scorsi al capo ufficio del personale docente dell’Università di Sassari per avere la cartella con tutta la documentazione che mi era necessaria per la festa di oggi: decreti di assunzione e di conferma di Cinzia, materie insegnate, soprattutto provvedimenti disciplinari adottati dal Rettore nei suoi confronti, che sono stati numerosi.

Ricordo il nostro primo incontro, al piano terra della Caserma Ciancilla, davanti al suo Istituto, presso l’edificio che ospitò negli anni 30 la Milizia volontaria di sicurezza nazionale fascista.

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Scritto da Administrator | 24 Gennaio 2015

Attilio Mastino- Raimondo Zucca
Monte Prama: Le ragioni e le strategie dello scavo
Roma, Accademia dei Lincei, 21 gennaio 2015

Qui in questa sala dell’Accademia dei Lincei dieci anni fa abbiamo avuto l’onore di commemorare la figura di  Giancarlo Susini, che oggi vogliamo ricordare perché egli era stato chiamato dall’Ateneo di Cagliari nel 1985 a presentare il volume Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo settantesimo compleanno, davanti ad una vivace platea di docenti e di studenti. Abbiamo riletto quell’intervento di Susini sul XV volume della Rivista storica dell’antichità,  ritrovando le parole che erano state rivolte ai tanti giovani che avevano trovato in Giovanni Lilliu un maestro di archeologia, di didattica, di vita vera. In quell’occasione Susini aveva voluto mettere in luce il contributo specifico di tanti giovani colleghi, ispettori archeologi, formati nelle nostre università, che faticosamente ma fermamente svolgevano una ricerca scientifica di grandissimo valore nelle soprintendenze archeologiche d’Italia, additandoli al plauso generale ed in primis dei docenti universitari di ambito antichistico allora liberi dai compiti burocratici.

Con quell’intervento Giancarlo Susini rendeva omaggio a Giovanni Lilliu, con la sua generosità, la sua acuta sensibilità, lo sguardo interdisciplinare che aveva dedicato e allora continuava a <<dedicare ogni sua energia intellettuale all’indagine multiversa degli aspetti più civiltà sarda, sia nei connotati delle culture antiche sia nei tratti più generali e persistenti>>. Giovanni Lilliu aveva iniziato la sua carriera in Sardegna come “novantista” (ossia con un contratto precario di tre mesi) proprio nella Soprintendenza alle antichità della Sardegna nel 1944, accanto all’insegnamento universitario nell’Ateneo cagliaritano, mantenendo il ruolo di Ispettore fino al 1955, quando raggiunse il rango di Cattedratico di Antichità Sarde.

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Scritto da Administrator | 05 Gennaio 2015

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Attilio Mastino
Trasporti marittimi nel Mediterraneo antico
Atti Convegno su “La continuità territoriale della Sardegna: passeggeri e merci, low cost e turismo"
Sassari 28 novembre 2014


Cari amici,

ho accettato la sfida propostami da Michele Comenale di ribaltare e trasferire il tema del vostro incontro nel mondo antico, trattando il tema dei trasporti e dell’insularità della Sardegna, con i suoi svantaggi e la sua specifica identità, quella di una terra trans marina collocata al di là di un grande mare.

Erroneamente Franco Cassano ne Il pensiero meridiano considera <<l'espressione latina mare nostrum, odiosa per il suo senso proprietario>> e sostiene che essa <<oggi può essere pronunziata solo se si accetta uno slittamento del suo significato. Il soggetto proprietario di quell'aggettivo non è, non deve essere, un popolo imperiale che si espande risucchiando l'altro al suo interno, ma il <<noi>> mediterraneo. Quell'espressione non sarà ingannevole solo se sarà detta con convinzione e contemporaneamente in più lingue>>.

In realtà l'espressione Mare nostrum non è originariamente romana, ma fu coniata in ambiente greco già con Platone, comunque molti secoli prima delle conquiste orientali di Roma, par’emin thalasse. Per Paolo Fedeli, questo è un chiaro esempio ancora una volta della mediazione effettuata dai Latini di fronte all’eredità culturale dei Greci. Del resto sappiamo che la geografia greca cresce a dismisura nel tempo e nello spazio, con le colonne d'Ercole innanzi tutto, che si spostano dalla Grande Sirte progressivamente in direzione dell'Oceano verso occidente e in direzione del Mar Nero verso oriente. Il punto di raccordo fra la tradizione greca e quella romana è unanimemente individuato in un passo del III libro delle Storie di Polibio, che fa giungere il Nostro Mare fino al Tanais, cioè fino al fiume Don che sbocca nel Mard’Azov, presso la penisola di Taman. Sull’altro versante, il nostro mare comprendeva ormai anche il mare Sardo verso occidente.

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Scritto da Administrator | 07 Dicembre 2014

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Attilio Mastino
La tribunicia potestas di Augusto:
contenuti e sistemi di computo

Le radici rivoluzionarie del potere di Augusto spiegano l’adozione da parte del princeps nel 23 a.C. della tribunicia potestas, tradizionale strumento dei populares nella lotta contro l’aristocrazia senatoria, espressione di una forma di patronato nei confronti della plebe urbana e dei provinciali che richiama esplicitamente il precedente Cesariano. Per Tacito la tribunicia potestas fu la formula inventata da Augusto per designare l’autorità suprema, summi fastigii vocabulum, con lo scopo di non assumere l’odiato titolo di re o di dittatore e di innalzarsi tuttavia con qualche appellativo al di sopra di tutti gli altri poteri e magistrati.

Cinquanta anni dopo, in occasione della seduta senatoria del 22 d.C. convocata per discutere la richiesta di Tiberio per l’attribuzione della tribunicia potestas al figlio Druso, designato come particeps imperii, Tacito infatti osserva (ann., III, 56):… potestatem tribuniciam Druso petebat. Id summi fastigii vocabulum Augustus repperit, ne regis aut dictatoris nomen adsumeret ac tamen appellatione aliqua cetera imperia praemineret, dove è chiaro che l’assunzione un contro-potere o un potere negativo specifico da parte di Augusto, poi di Tiberio e di Druso era finalizzato al controllo dei titolari delle antiche magistrature repubblicane ed era pienamente avvertito come di livello superiore e di grado più elevato sia per la qualità del potere sia per i contenuti e l’ambito della sfera di applicazione.

Tiberio si augurava nella lettera al Senato che gli dei volgessero i suoi disegni a vantaggio della res publica, ut consilia sua rei publicae prosperarent, e ricordava di esser stato chiamato lui stesso un tempo dal divo Augusto ad assumere quell’alta funzione, ipse quondam a divo Augusto ad capessendum hoc munus vocatus sit. Un munus che si sovrapponeva e in qualche modo coincideva con quel tribunato che per il Mommsen era stata la magistratura “più alta, più santa, più libera di tutte le magistrature repubblicane”.

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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