Intervento del Rettore all’apertura dell’inaugurazione del 449° Anno Accademico.
5 novembre 2010
Autorità civili, giudiziarie, militari, accademiche, religiose, colleghi docenti e del personale tecnico e amministrativo, studenti, signore e signori, cari amici,
Tito Livio nel primo dei libri ab urbe condita racconta le cerimonie che il re sabino Numa Pompilio celebrò in Campidoglio per la solenne inauguratio dell'anno, alla ricerca degli auspici favorevoli per il futuro, con il desiderio di fondare una seconda volta la città di Roma, con il diritto, con le leggi e con la moralità intesa nel senso del disinteresse e del rigore nell'amministrare la res publica: Urbem novam (…) iure eam legibusque ac moribus de integro condere parat.
Consentite anche a noi oggi di procedere solennemente all'inauguratio del nuovo anno accademico e di avviare una fase di rifondazione del nostro Ateneo, che si appresta a celebrare i suoi 450 anni di storia ma che insieme dovrà presto dare applicazione ad una riforma universitaria che nei propositi intende ispirarsi ai principi di autonomia e di responsabilità, ma che desideriamo ancora più rispettosa delle identità dei singoli atenei italiani, più consapevole della complessità delle tradizioni accademiche e del valore della diversità, soprattutto più attenta al tema dei giovani ricercatori e più sensibile alle esigenze del diritto allo studio.
Le difficoltà che incontriamo in questi giorni nell’avvio dell’anno accademico mentre la riforma è in mezzo al guado debbono spingerci ad un impegno e ad una responsabilità più alti: ai ricercatori in agitazione, che a Sassari sono docenti a tutti gli effetti, continuiamo ad esprimere non tanto una solidarietà formale, quanto piuttosto la piena sintonia per le posizioni assunte e la riconoscenza per il senso di responsabilità, con il proposito di premiare concretamente l’impegno di ciascuno.
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