Le origini e il destino dell'uomo, le risposte della scienza di Francesco Feo

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Scritto da Administrator | 13 Gennaio 2015

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Le origini e il destino dell'uomo, le risposte della scienza di Francesco Feo

Sassari, 20 ottobre 2014

Le origini e il destino dell'uomo, le risposte della scienza è il terzo volume della collana Scienze microbiologiche, generali e cliniche diretta da Giuseppe Antonio Botta dell'Università di Udine per Aracne editrice : il compito che  questa collana si prefigge - scrivono gli editori - è quello di propagare le conoscenze nei vari settori del sapere microbiologico mediante pubblicazione di contributi di giovani ricercatori, facilitando ad esempio la diffusione di meritevoli tesi di dottorato, attentamente vagliate dal Comitato di redazione, testi originali di autori italiani e stranieri, se opportuno anche in lingua inglese e, quando utile, la traduzione di testi stranieri di particolare rilevanza per il pubblico colto e per gli specialisti del nostro Paese.

Francesco Feo non è propriamente un “giovane ricercatore”; eppure questa collana è particolarmente adatta ad ospitare una sintesi matura di riflessioni durate tutta la vita, presentate in conferenze, prolusioni, lezioni agli studenti, con la voglia forte di farsi capire e di rendere accessibile anche la teoria più complessa, è il concentrato di un pensiero, di un modo di affrontare la ricerca, di una visione del mondo che rivelano curiosità, passioni, interessi scientifici che possono essere ora condivisi e offerti al dibattito pubblico, andando ben oltre  la Patologia sperimentale, la Genetica medica, la biochimica, la biologia molecolare e genetica dei tumori. Con questo volume ci si colloca in un quadro di storia della medicina, che diventa la frontiera intermedia tra riflessione filosofica e umanistica e ricerca sperimentale ed empirica, con un susseguirsi di riposizionamenti legati alle nuove scoperte e anche ad una nuova visione del mondo.


Il tema della verità scientifica emerge da queste pagine innanzi tutto attraverso un'analisi storica che descrive progressi e fallimenti, teorie scientifiche e falsificazioni, quelle lunghe gallerie che rappresentano le strade del progresso che, con il loro contributo alla cultura e alla società ne condizionano lo sviluppo.

 

Per uno storico dell'antichità come me i primi tre capitoli rappresentano una miniera di notizie: dalla preistoria agli albori della civiltà, la scienza nel mondo antico, il tramonto della scienza nel mondo occidentale, con la riflessione sulla scienza e la tecnica presso i Romani e la medicina a Roma, che è stato oggetto del mio intervento al recente convegno organizzato in occasione della nascita del Centro di studi antropologici, paleopatologici e storici diretto da Eugenia Tognotti.

Varrone, Plinio il vecchio, Seneca rappresentano solo la punta di un iceberg  poco conosciuto, tutto da esplorare, documentano lo sviluppo della scienza medica attraverso i secoli: penso al medico Aulo Cornelio Celso vissuto nell'età di Augusto, nato nella Gallia Narbonense ed a Galeno di Pergamo vissuto fino al tempo di Caracalla fino al 216 d.C.

Proprio una frase di Seneca che abbiamo collocato nell'atrio del nostro Ateneo testimonia come gli antichi avessero preso pienamente coscienza la propria ignoranza:

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet; multa saeculis tunc futuris, cum memoria nostra exoleverit, reservantur: pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat: Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura; molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo, quando di noi anche il ricordo sarà svanito: il mondo sarebbe una ben piccola cosa se l’umanità non vi trovasse materia per fare ricerche. (Seneca, Questioni naturali, VII,30,5).

Anche oggi questo libro apre più questioni di quante non ne chiuda, pone interrogativi e domande, anche se parte da una concezione positiva, quella della fede nelle capacità dell'uomo di scoprire progressivamente il senso della sua esistenza, le leggi della natura, con una straordinaria fiducia nelle possibilità della scienza. E questo nei tempi del terrore ancestrale per il diffondersi dell'Ebola non è certamente poco.

Il prof. Francesco Feo è troppo noto a Sassari perché io possa presentare il suo curriculum in questa sede: volevo solo ringraziare la prof. Rosa Pascale che mi ha fatto pervenire questo libro.  Ma  scorrendo i titoli dei capitoli e dei paragrafi e leggendo la prefazione di Eugenia Tognotti e  la  presentazione del prof. Feo  , nella quale spiega le motivazioni che lo hanno spinto a impegnarsi in questa lunga fatica,  ho potuto apprezzare  la molteplicità delle suggestioni  che scaturiscono dalla  sua complessa e articolata riflessione sulla natura del  pensiero scientifico,  e  il modo in cui  affronta la  ricostruzione storica della comparsa e dello sviluppo degli esseri umani sulla Terra,  che ha spinto  il dibattito tra religione e scienza, soprattutto dal XIX secolo. Gli studiosi hanno cominciato a capire che questa ricostruzione doveva  essere basata su una struttura evolutiva di lungo periodo  e  di  trasformazioni lente. Nella cultura occidentale il dibattito si è concentrato sul confronto tra il racconto biblico sulle origini del genere umano e i  dati scientifici, e sul tentativo di trovare un terreno comune , chiamando al confronto  una pluralità di  opinioni filosofiche e teologiche sulla questione. In un periodo in cui ci sono segni di oscurantismo strisciante, il prof. Feo  ci offre una difesa vivace e appassionata della libertà del pensiero e del ruolo della ricerca scientifica  nel mondo di oggi . Spaziando  sui grandi temi  che riguardano le origini e il destino dell’uomo,  la scienza e le sue possibili applicazioni  nel mondo di oggi,  questo libro ci riporta ai grandi dilemmi morali e alle questioni etiche su cui noi contemporanei siamo chiamati a riflettere. Grazie , dunque, caro Franco, per aver ‘trasferito’ in questo libro mezzo secolo di insegnamento e di ricerca che hanno onorato questo Ateneo

Ultimo aggiornamento Martedì 13 Gennaio 2015 21:51

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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