La scomparsa dell’archeologo Mario Torelli (1937- 2020)
È scomparso il 16 settembre a Palermo un gigante dell’archeologia italiana, Mario Torelli: laureato a Roma nel 1960, ispettore presso la Soprintendenza dell’Etruria Meridionale, aveva partecipato nel 1968 al primo concorso di Epigrafia Latina in Italia bandito dall’Università di Cagliari e poi aveva preso servizio l’anno dopo come professore aggregato di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, facendosi amare dagli allievi con quel suo primo seminario sull’isola sacra di Delos e per i decennali scavi del santuario greco di Gravisca, l’antico porto di Tarquinia.
Nel 1975 è stato chiamato a Perugia come professore ordinario, poi visiting in decine di università straniere, membro di Società scientifiche (la nostra Scuola archeologica italiana di Cartagine) e di Accademie italiane (l’Accademia Nazionale dei Lincei) e straniere, direttore della rivista di antichistica “Ostraka”.
Ha promosso e diretto le Mostre “Gli Etruschi” tenuta a Palazzo Grassi a Venezia (novembre 2000) e “Etruschi. Le antiche metropoli del Lazio”, tenuta al Palazzo delle Esposizioni a Roma (ottobre 2008). Ha pubblicato decine e decine di volumi e centinaia di articoli scientifici: tra tutti vorrei ricordare almeno gli Atti Lincei della Giornata di studio I riti della morte e del culto di Monte Prama – Cabras (Roma, 21 gennaio 2015). Aveva preparato il bellissimo volume Il tempio del Sardus Pater ad Antas (Fluminimaggiore, sud Sardegna), che poi aveva affidato a Raimondo Zucca che l’ha fatto uscire nelle ultime settimane per l’ Accademia Nazionale dei Lincei. Lo presenteremo a Fluminimaggiore con tutto il nostro rimpianto, assieme agli altri autori, Giuseppina Manca di Mores, Giorgio Rocco, Monica Liviadotti, Simonetta Angiolillo, Mattia Sanna Montanelli, ricordando le sue lezioni alla Scuola di specializzazione di Oristano e le giornate di Pompei di due anni fa, quando gli avevamo offerto il volume Dialogando, a cura di Concetta Masseria ed Elisa Marroni.
Nelle conclusioni al volume Daedaleia. Le torri nuragiche oltre lʼetà del Bronzo, curato da Enrico Trudu, Giacomo Paglietti, Marco Muresu, x, ci aveva ricordato i sei anni trascorsi a Cagliari, l’interesse per la Sardegna nato per le vistose interferenze tra l’Isola e il mondo etrusco, i passi da gigante compiuti negli ultimi decenni dalla ricerca pre-protostorica sarda, le ceramiche micenee, i guerrieri di “Mont’e Prama”, che dimostrano la vitalità e l’originalità dell’età del Ferro sarda, coi grandi villaggi sorti attorno ai nuraghi defunzionalizzati. Una storia pienamente mediterranea per il profondo legame tra la società sarda dell’età del Ferro e il glorioso passato nuragico, quando la Sardegna è finita al centro di intense frequentazioni orientali ed egee, dopo la scoperta di importanti giacimenti metalliferi dell’isola. Se la fama e il prestigio della metallurgia sarda attraeva sia Fenici che Greci (e fra questi i mercanti euboici), un rapporto non secondario era anche quello esistente tra Sardi ed Etruschi: per l’antichità e la profondità di questi rapporti ricordava la tomba villanoviana della necropoli di Cavalupo a Vulci contenente un rilevante gruppo di bronzetti sardi.
Infine la statua del Sardus Pater eretta a Delfi, partendo dalla quale Pausania fornisce un articolatissimo racconto mitistorico ed etnografico della Sardegna: la complessità della vicenda mitica della Sardegna sarebbe il riflesso dell’intreccio di interessi mediterranei sin dal II millennio a.C. Giocano tuttavia nel contesto anche questioni politiche, che si andavano agitando all’epoca della conquista romana fra le classi colte delle città della Sardegna: rielaborando e ricucendo questo patrimonio dalle vesti ellenizzanti, queste élites intendevano conquistare di fronte ai nuovi padroni posizioni più solide e soprattutto autonome dai destini di Cartagine, non troppo diversamente da quanto accade nello stesso torno di tempo nella Sicilia, all’indomani della “liberazione” operata dalle legioni romane. Lavorava ora agli ultimi giorni all’allestimento di una grande mostra su Pompei a Roma.
Il Ministro dell’Università Marco Bussetti il 5 aprile 2019 aveva deliberato il conferimento a Sassari della Laurea Magistrale honoris causa in Archeologia in base alle delibere adottate dal Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione. La cerimonia fissata per il 21 ottobre successivo era stata rinviata: rimane il rammarico per il fatto che, non certo per una nostra negligenza, non si è trovato il tempo per onorarlo davvero.
Lasciata Perugia, negli ultimi giorni mi aveva scritto da Palermo: <<Ho ormai archiviato le speranze di venire a Sassari e soprattutto di rincontrare i miei cari e valenti allievi e di tornare a rivedere i cieli tersi e i paesaggi ammalianti dell'Isola. Quando sarà, scenderò nell'Ade con il ricordo vivissimo dei miei anni sardi>>.
Attilio Mastino