La scomparsa di Jehan Desanges (Nantes 1929 – Parigi 25 marzo 2021)

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Scritto da Administrator | 26 Marzo 2021

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La scomparsa di Jehan Desanges (Nantes 1929 – Parigi 25 marzo 2021)

A nome della Scuola archeologica italiana di Cartagine annunciamo con vivo dolore la scomparsa del socio Jehan Desanges, Maestro ed amico indimenticabile. Siamo vicini alla Signora Monique Longerstay, che abbracciamo con affetto, ai suoi allievi, ai suoi studenti. Abbiamo avuto il privilegio di conoscere da vicino uno studioso che già nel 1962 aveva pubblicato il suo capolavoro, Catalogue des tribus africaines de l'Antiquité classique à l'ouest du Nil, éd. Publications de la section d'histoire de l'Université de Dakar.

Lo abbiamo visitato più volte, nella casa di Rue Lauriston a Parigi oppure in Nord Africa e persino in Sardegna. Qui aveva poi seguito la prof.ssa Longerstay, allora presidente dell’associazione Le pays vert, a Thabarka ed a Carloforte, diventato amico con nostra sorpresa dello specialista della lingua tabarchina e genovese Fiorenzo Toso.

Negli ultimi  mesi ci aveva scritto dopo aver letto sul quinto numero di  Caster l’articolo sulle due iscrizioni bilingui di Thignica, condividendo un’ipotesi un po’ spericolata sulla rivolta dei Gordiani e suggerendoci nuove piste sul Bellum Numidum ("J’ai profité de cet “échange” collectif pour lire “Come le generazioni delle foglie” avec beaucoup d’intérêt"), rinviandoci ad un’iscrizione di Thubursicu Numidarum (Khamissa), quella dei Fraxinensibus furentibus, con un sorprendente commento ironico sull’editore e su un collega.

Del resto ci conoscevamo da oltre 40 anni e con noi aveva iniziato a lavorare strettamente fin dal 1987 con il quarto dei convegni dell’Africa Romana, quando aveva presentato a Sassari nell’aula magna dell’Università una straordinaria relazione sulla  Cirta di Sallustio e quella di Frontone. Due anni dopo ci aveva portato in Numidia al Saltus e al vicus Phosphorianus.  Da allora non è mai più mancato, ci ha seguito in Tunisia, in Marocco, in Spagna, in Sardegna, sempre con nuove idee e ricerche originali: così a Cartagine nel 1994 per discutere la geografia dell’Africa nella Chorographia di Pomponio Mela; e poi di nuovo a Tozeur nel 2012. E in tanti altri luoghi del Mediterraneo.

Si era laureato nel 1959 e da allora aveva insegnato a Tunisi, a Dakar e ad Algeri, per poi tonare a Nantes e da qui definitivamente a Parigi.  Ha insegnato a Princeton e Cincinnati. Tra il 1983 e il 2001 è stato direttore dell’ École pratique des hautes études, VI sezione.  Ha presieduto il Comité des travaux historiques et scientifiques, è stato membro della  Société des Antiquaires de France, Presidente del consiglio scientifico della rivista dell’Aouras, la Societé d’études et recherches sur l’Aurès antique. Ha lungamente curato la  Encyclopédie berbère come membro del Consiglio Scientifico e del Comitato Editoriale. Già membro del Consiglio nazionale delle università, del consiglio scientifico e del consiglio di fondazione dell’Ecole française de Rome, del Consiglio scientifico dell’ Institut Français d'Archéologie Orientale. È stato anche presidente del Comitato Editoriale della serie Graeco-Arabica (Atene).

Tra le sue pubblicazioni per noi importantissime, segnaliamo almeno l’edizione critica del VI libro della Naturalis Historia di Plinio il vecchio (sul Nord Africa), tra il 1980 e il 2008, nella prestigiosa collana Les Belles Lettres. E poi il bel volume del 1999 Toujours Afrique apporte fait nouveau. Scripta minora, éd. Boccard, Paris: un’opera che dà davvero l’idea della ricchezza di un mondo che amiamo.

Le passioni, gli entusiasmi, le curiosità di Jehan Desanges sono stati anche i nostri.

È per questo che oggi lo ricordiamo con affetto davvero sincero.

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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