Guido Clemente e il Golfo delle Ninfe
Alghero, 17 agosto 2021
Guido Clemente, scomparso a Firenze l’11 febbraio scorso, era nato a Sassari 1942 nella casa dell’Emiciclo Garibaldi: aveva frequentato il Liceo Azuni spostandosi per un anno negli USA; all’inizio degli anni 60 si era iscritto a Cagliari alla Facoltà di Lettere e Filosofia, dove si era laureato nel 1964 con Piero Meloni (professore di Storia Greca e Romana) con una tesi sul Laterculus Veronensis e sull’organizzazione provinciale tra Diocleziano e Costantino. Un lavoro che aveva continuato su consiglio di Santo Mazzarino con il volume sulla Notitia Dignitatum pubblicata da Fossataro nel 1968 e che ora Marco Maiuro dell’Università di Roma sta aggiornando e riproponendo.
Collega di Giovanna Sotgiu, Clemente ha insegnato Storia Greca a Cagliari dall’anno successivo con il difficile corso sull’omosessualità a Sparta. Qui si era legato a Enzo Degani, Bruno Luiselli, Benedetto Marzullo, Mario Torelli, Giovannni Lilliu. Trasferitosi a Pisa, aveva lavorato con Emilio Gabba e Arnaldo Momigliano e coltivato alcuni temi fortemente connotati come l’età dell’imperialismo, la società e la politica tardo-repubblicane, il tardo impero, le province.
Temi poi ripensati per lo straordinario manuale Guida alla Storia Romana degli Oscar Studio Mondadori, dal 1977 continuamente ripubblicato ed adottato per decenni nelle università italiane. Su questo libro si sono formate generazioni di studenti: ricchissimo di informazioni, di osservazioni e di date, avviava però un approccio critico alla disciplina, pur con linguaggio discorsivo, capace di interpretare la complessità delle fonti. Dal 1975 si era trasferito ad Arezzo (Università di Siena) e poi a Firenze, dove è stato Presidente dell’Opera Universitaria (1977-79) e poi Preside della Facoltà di Lettere dal 1983 al 1995; ha svolto corsi in importanti università straniere. Ha lavorato con Garzanti, Mondadori, Laterza, Sansoni, Il Mulino ed ha diretto "Storia e dossier".
È stato tra gli ideatori e curatori della Storia di Roma di Einaudi (1988-1993). Tra le sue esperienze "altre" l’assessorato alla cultura del Comune di Firenze col Sindaco Marco Primicerio (1995-99), la direzione dell’Istituto Italiano di Cultura a San Paolo del Brasile (2000-2005), dove anni dopo (nel 2011) ci avrebbe accolto con affetto assieme alla signora Emilia Manunta e ad Alberto Merler.
Era tornato in Sardegna carico di idee, aveva coordinato con il fratello Enrico per l’Editore Fabula il volume (un po’ sopra le righe) Giganti di pietra. Monte Prama. L'Heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo. Ricordo la presentazione alla Fondazione di Sardegna del volume di Andrea Angius (La repubblica delle opinioni) e tanti altri progetti, col nostro Dipartimento (ha tenuto la supplenza di Storia Romana per alcuni anni), col nostro dottorato e la nostra Scuola Archeologica di Cartagine.
I suoi allievi e colleghi Giovanni Alberto Cecconi, Rita Lizzi Testa, Arnaldo Marcone hanno voluto il bellissimo volume The Past as Present. Essays on Roman History in Honour of Guido Clemente (Studi e testi tardoantichi, Profane and Christian Culture in Late Antiquity, 17), Brepols Turnhout, Belgio 2019, al quale tanti di noi avevano collaborato e che avremmo dovuto presentare anche a Sassari nell’estate. Assieme a Maria Bastiana Cocco avevo pubblicato l’articolo Servi, liberti, colliberti, ancillae nella Sardegna romana: nota su possibili continuità, eredità e trasformazioni, dedicato a proprio a lui, ricordando il suo lontano articolo del 1988 ‘L’eredita di Roma’, nel terzo volume dell’Enciclopedia La Sardegna, Per una storia dell’identità, a cura di Manlio Brigaglia con Antonello Mattone e Guido Melis, che poi aveva riproposto per Sardinia antiqua in onore di Piero Meloni.
Quant’era in Sardegna viveva a Maristella di Alghero, in una bella casa circondata dal verde. Nel parco della villa romana di Sant’Imbenia aveva tenuto quattro anni fa la conferenza notturna su Porto Conte e sulla Sardegna Romana, partendo dalla descrizione geografica dell’Occidente, là dove la terra finisce e il mare comincia, con l’isola delle Ninfe (Foradada) e il Golfo delle Ninfe ricordati da Tolomeo, il geografo alessandrino del II secolo d.C.
Nella villa un mosaico ricorda il mito di Medusa, regina di Sardegna, figlia di Forco e di Ketos, alle origini dei racconti marinareschi sui coralli della Sardegna, in un mare popolato di pesci, di cetacei, di foche, di mostri marini. La fantasia dei Greci e dei Romani, certo, che però influenzava anche la geografia con il santuario di Hermes-Mercurio e della sposa Erizia (la madre di Norace, costruttore di Nora nella Nurra) e la religione, con la devozione dei pescatori che scioglievano il voto fatto nel mare in burrasca una volta superato Capo Caccia. Tante storie meravigliose che ci raccontano lo sguardo con il quale i viaggiatori dell’antichità osservavano il nuraghe e il villaggio di Sant’Imbenia (scavati da Marco Rendeli) e le acque tranquille di quell’approdo naturale che era il Golfo delle Ninfe; e Ichnussa eudaimon, felice e caratterizzata da una mitica eukarpía, da una straordinaria abbondanza di frutta e di prodotti: il latte, il miele, l’olio, il vino, che si attribuivano alla generosità del dio Aristeo ricca di frutti e di prodotti, senza serpenti e animali pericolosi. Un paradiso lontano nel quale ogni anno si immergeva osservando dall’alto il golfo incantato.
Attilio Mastino
Ultimo aggiornamento Lunedì 16 Agosto 2021 23:16