03. Ripartire, verso un forte cambiamento per una profonda innovazione.

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Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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Questo programma si pone in una prospettiva di forte cambiamento e di svolta verso nuovi ed inediti scenari, dopo un lungo e fecondo periodo di crescita: sono convinto che Alessandro Maida abbia governato con molto impegno, energia, soprattutto con equilibrio e buon senso difendendo innanzi tutto l'Istituzione. Gli debbo gratitudine per la fiducia che mi ha concesso come suo principale delegato.

Negli ultimi dieci anni l'Università di Sassari è cresciuta moltissimo e ha vissuto una vera e propria rivoluzione, con l'incremento della pianta organica, l'ampio potenziamento delle strutture edilizie compresa la riacquisizione della parte storica del Palazzo centrale dell'Ateneo, gli interventi per la sicurezza, i servizi agli studenti, la ricerca, il Sistema Bibliotecario, i nuovi ordinamenti didattici, le Scuole di dottorato, i rapporti con le Istituzioni, l'apertura al territorio, l'acquisizione di consistenti risorse economiche, un bilancio sano.

Oggi la bufera che l'intero sistema universitario italiano sta attraversando chiede una forte trasformazione del sistema di governo per responsabilizzare tutti i protagonisti, per dare un'accelerazione degli interventi, per sollecitare un'innovazione profonda ed una politica lungimirante che assicurino un rilancio della nostra Università. Tutto il quadro è cambiato profondamente: la globalizzazione e l'economia della conoscenza ci costringono ad un confronto continuo in un mondo sempre più aperto, dove però le specificità locali possono fare la differenza.

Se vogliamo stare al passo, solo un candidato fortemente radicato e con una piena conoscenza dei meccanismi dell'Amministrazione può preservare le tante cose buone fatte in questi anni, salvaguardare i risultati raggiunti dall'Ateneo e soprattutto assicurare orizzonti propizi per il futuro con una prospettiva che consenta di prevedere gli sviluppi delle dinamiche del sistema, riflettendo sulla complessità della missione dell'Ateneo. Intendo allora svolgere un ruolo innovativo e fortemente propositivo proprio mettendo a frutto la mia esperienza. Propongo infatti una rivoluzione copernicana, introducendo un metodo rinnovato, una diffusa forma di responsabilizzazione e di raggiungimento degli obiettivi in seno all'Ateneo.

Il mio programma si pone in una prospettiva di svolta, di autonomia culturale, di analisi critica dei problemi, con una forte e celere spinta riformista, allo scopo di raggiungere obiettivi concreti entro il primo anno di mandato: credo che sia condivisa l'idea che possiamo crescere solo rinnovando profondamente la dirigenza, facendo un salto culturale dentro l'Amministrazione, nei Dipartimenti, nelle Facoltà, dando spazio ai giovani e alle donne, a tutti coloro che abbiano talento e contrastando ogni forma di discriminazione, responsabilizzando efficacemente il personale tecnico e amministrativo, intervenendo sull'amministrazione e sull'organizzazione in funzione di obiettivi precisi e di scelte coraggiose, senza stare ad inseguire unanimismi di facciata. La mia candidatura è stata accompagnata da chiari segnali di svolta per migliorare l'efficienza e le mie parole d'ordine saranno la valorizzazione delle competenze di ciascuno e il merito mediante la valutazione dei risultati.

Il cambiamento deve partire necessariamente dalle regole condivise, per cui l'accesso alle decisioni deve abbracciare in pieno una logica di governance, soprattutto alla luce delle "Linee guida" e del Disegno di legge quadro in materia di organizzazione del sistema universitario. La mia esperienza passata dentro e fuori l'Università, che considero positiva, stimolante e senza ombre, la mia lunga partecipazione alle sedute della CRUI, la dimensione internazionale della mia attività di ricerca ma anche il mio forte radicamento locale possono rappresentare un valore aggiunto, perché per governare una realtà complessa è utile contare su chi ha una conoscenza approfondita della struttura e della sua macchina organizzativa, senza perdere la memoria storica.

Le mie origini da una Facoltà umanistica e il mio saldo legame alla cultura classica mi hanno aiutato ad acquisire una visione generale che mi potrà consentire di farmi carico in modo aperto delle esigenze di tutte le aree, con il senso del limite, la modestia e la semplicità, la voglia di mettermi in discussione, ma anche con la consapevolezza della complessità di funzioni e di esigenze di un Ateneo che non può essere governato come un'azienda. Il quadro nel quale ci muoviamo è dato da una politica di riduzione delle disponibilità economiche per le piccole Università e da una grave crisi economica che tocca prima di tutto la Sardegna: il territorio subisce un processo di desertificazione con la chiusura di impianti, imprese, iniziative di sviluppo. Si riduce il numero degli abitanti anche a causa dell'emigrazione e la popolazione invecchia rapidamente.

Il futuro dei giovani deve essere costruito pensando ad una svolta profonda anche dell'Università, che consenta di recuperare lo svantaggio e combattere la decadenza, superando ogni forma di localismo. Occorre aumentare il numero degli studenti provenienti da altre regioni e altri paesi (specie di area mediterranea), con una nuova configurazione del vertice che passi attraverso le modifiche statutarie, una profonda riforma della dirigenza, la costituzione di una giunta esecutiva di delegati, rappresentativa delle anime dell'Ateneo e la scelta condivisa di un Prorettore che garantisca autorevolezza e stima, creando prestigio.

Nella nomina delle Commissioni rettorali deve prevalere il criterio e la logica della competenza e della responsabilità, anche al di là della separazione in fasce del mondo accademico.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:52

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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