11. Governance e revisione dello Statuto.

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Scritto da Administrator | 03 Maggio 2010

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Il nostro Statuto, nato all'alba dell'autonomia, mostra ormai l'usura del tempo, soprattutto a causa delle riforme che in questi anni hanno ridisegnato le funzioni didattica, di ricerca e anche, più recentemente, assistenziale sanitaria delle Università.

La materia ha rilevanza nazionale e già la CRUI, il CUN, il Ministro hanno presentato una serie di proposte per un nuovo modello istituzionale delle Università e per la revisione della governance, più precisamente per definire in modo omogeneo sul piano nazionale la suddivisione e il bilanciamento dei poteri e l'attribuzione delle responsabilità, la composizione dei vari organi, il loro ruolo nella programmazione e nella allocazione delle risorse, con l'obiettivo di combattere l'autoreferenzialità e creare un sistema universitario solido, articolato, pluralista nelle sue fisiologiche diversità, dinamico, aperto alla società e proiettato nella dimensione internazionale, capace di assicurare le condizioni di libertà irrinunciabili per lo svolgimento della ricerca e delle attività formative.

Sono in discussione in Parlamento provvedimenti delega e disegni di legge che incideranno profondamente nella materia, prevedendo tra l'altro la possibile sfiducia del Rettore deliberata dai 2/3 dei componenti del Senato. Dunque il prossimo anno sarà un anno costituente, nel quale dovranno affrontarsi i nodi dell'autonomia, il nuovo modello istituzionale, le strategie, il sistema di incentivi e disincentivi in rapporto alla promozione della sostenibilità economica e degli standard qualitativi, l'adozione entro sei mesi di un codice etico che individui i casi di incompatibilità e di conflitto di interesse.

In sede locale occorre rinnovare alla radice lo Statuto ed il Senato Accademico integrato assumerà il compito essenziale di fissare le linee guida per uno Statuto riformato più compatto e coerente al proprio interno, indirizzandole verso una reale governance dell'Ateneo, capace di bilanciare i poteri di programmazione, di gestione e di controllo e tesa a ripristinare una durata fisiologica delle cariche istituzionali (due mandati al massimo) che garantisca un ricambio periodico nei diversi uffici: autonomia, autogoverno, democrazia, equilibrio dei poteri, collegialità, responsabilità chiare anche verso i portatori di interessi, management, valutazione dei risultati, efficacia gestionale.

Occorre stabilire un legame indissolubile fra autonomia e responsabilità, con l'assegnazione delle risorse basata sul merito e sui risultati e con una conduzione manageriale, per quanto l'Ateneo non sia assimilabile in alcun modo ad un'azienda. Le Linee guida del Governo sull'Università e l'imminente Disegno di legge quadro in materia di organizzazione del sistema universitario impongono un ripensamento sul tema della composizione e delle funzioni degli organi di governo, allo scopo di evitare il sovraccarico e le sovrapposizioni di competenze: la materia in realtà è ancora in evoluzione, ma penserei ad un Senato Accademico che abbia il compito di definire le linee strategiche generali di indirizzo della didattica e della ricerca, ponendosi come garante della libertà accademica e dei diritti dei membri della comunità universitaria; al suo interno deve essere realmente rappresentato il mondo della ricerca, dei Dipartimenti, delle Scuole di dottorato, dei Comitati d'area.

Ad un Consiglio di Amministrazione più rappresentativo dei portatori di interesse dovrebbero essere attribuiti l'attuazione degli indirizzi generali, l'impegno di reperire risorse finanziarie aggiuntive al FFO e una gestione ispirata agli interessi comuni con funzioni di alta amministrazione. Occorre perseguire una semplificazione degli organi e delle procedure, un decentramento delle decisioni, contenendo l'assemblearismo e il circuito decisionale deresponsabilizzante.

La Consulta di Ateneo, istituita dallo Statuto, deve assumere il ruolo propositivo e di stimolo, anzitutto sul fronte dei problemi legati alla didattica. Vedo infine il ruolo del Rettore e dei suoi delegati come relativamente "leggero" e di coordinamento, contro ogni forma di "neo-centralismo", alla ricerca di una sintesi all'interno e di una forte rappresentatività verso l'esterno, con il compito specifico di difendere l'autonomia propositiva, funzionale, organizzativa e gestionale delle diverse componenti e dell'insieme della struttura universitaria.

I compiti del Rettore, che dovrà avere una reale esperienza internazionale, saranno quelli di iniziativa, indirizzo, promozione, coordinamento, attuazione, vigilanza, garanzia, rappresentanza interna ed esterna, con piena responsabilità degli atti e delle scelte assunte e condivise dagli organi di governo. Mi impegno per il futuro, se sarò eletto, ad avvalermi della competenze di chi opera nei settori specifici, di sentire le opinioni di tutti e di mettere a frutto l'esperienza degli addetti ai lavori, perché respingo una gestione accentrata e considero centrale una visione pluralista.

Deve essere chiara la separazione dei poteri di indirizzo politico e di gestione e si deve costruire un efficace sistema di pianificazione, programmazione e controllo, che parta dalle risorse umane, finanziarie e strumentali, definisca il quadro delle attività e stabilisca obiettivi e risultati, combatta la deresponsabilizzazione ed i comportamenti impropri.

Occorre avviare processi di riorganizzazione interna per un nuovo rapporto tra Facoltà e Dipartimenti, che eviti duplicazioni di funzioni, semplifichi le procedure, renda possibili processi di programmazione più trasparenti e più razionali; bisogna precisare gli ambiti di competenza dei Centri con autonomia di spesa e ridefinire le funzioni dei direttori e dei responsabili amministrativi alla luce della distinzione fra compiti di indirizzo e gestionali.

Occorre procedere alla riscrittura o all'approvazione di alcuni regolamenti (come quello per l'amministrazione la finanza e la contabilità, quello sui procedimenti amministrativi, quello sull'impiego di nuovi strumenti di pagamento, quello sulle spese di rappresentanza, quello sulle missioni, quello sui Comitati d'Area, quello sui PRIN, quello sugli acquisti di materiali per la ricerca, quello sull'uso dei telefoni cellulari), anche rispondendo alle sollecitazioni pervenute recentemente dalla Conferenza dei direttori dei Dipartimenti.

Mi impegno ad istituire la Giunta esecutiva di Ateneo prevista dall'art. 13 dello Statuto, allo scopo di avviare una gestione collegiale e partecipata, superando l'attuale sistema delle deleghe del Rettore e riducendo di numero i delegati, scelti sulla base delle loro competenze e con ampia autonomia.

Andrebbero potenziati i compiti di verifica e di controllo esercitati dal Collegio dei revisori dei conti e dal Nucleo di valutazione, che devono assumere sempre più anche il ruolo di consulenti capaci di prevenire i problemi e aiutare a trovare soluzioni in termini di legittimità, efficienza, verifica.

All'interno della Conferenza dei Rettori e nel rapporto con il Ministero ci si deve battere per evitare che le risorse vengano concentrate in pochi Atenei di eccellenza, senza per questo venir meno alla cultura della premialità e della valutazione, fatta confrontando il trend, i miglioramenti o i peggioramenti di ogni università rispetto agli anni precedenti.

Occorre aiutare le università svantaggiate geograficamente a migliorare la qualità dei servizi e della ricerca con un maggior impiego di risorse pubbliche.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Novembre 2014 21:54

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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