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Scritto da Administrator | 30 Maggio 2018

Attilio Mastino
Dalle piante dell’Ara Pacis
al Nemus Sorabense di Fonni: l’eudaimonia della Sardegna antica
LXI Congresso distrettuale Rotary, Distretto 2080
Valle dell’Erica, Santa Teresa di Gallura, venerdì 25 maggio 2018

Questo 61° Congresso Distrettuale del Distretto 2080 del Rotary  si è svolto in Sardegna a Santa Teresa, l’antico porto di Longone sul Fretum Gallicum, le Bocche di Bonifacio, a ridosso dell’Errebantium Promunturium, il Capo Testa al margine settentrionale dell’isola Ichnusa.

Vorrei oggi tentare di immaginare il paesaggio antico, ricostruire un ambiente naturale che oggi vorremmo ancor più verde, ricco di alberi, ospitale. Abbiamo seguito con emozione i programmi e il sogno verde del Presidente internazionale Ian H.S. Riseley, l’invito a piantare un albero per ogni rotariano per la generazione futura (come già scriveva Ciceronel nel Cato Maior), la definizione del nostro tema congressuale dedicato all’Ambiente, a un mese di distanza da quel 22 aprile nel quale abbiamo celebrato la Giornata mondiale rotariana per l’ambiente e per la Terra, perché veramente il Rotary può fare la differenza anche nei giorni nei quali la Sardegna viene proclamata dall’European Forest Institut Regione forestale d’Europa per l’impegno nella salvaguardia delle foreste e la selvicoltura mediterranea e per i consistenti investimenti a favore del patrimonio forestale e della bioeconomia delle risorse rinnovabili. Si ritiene che nell’ultimo mezzo secolo la superficie forestale dell’isola si sia triplicata.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 30 Maggio 2018 08:02

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Scritto da Administrator | 11 Maggio 2018

Il dolore della Sardegna per la scomparsa di Manlio Brigaglia.
(Tempio Pausania 12 gennaio 1929 - Sassari 10 maggio 2018)

Manlio Brigaglia è tornato per un giorno in quello che è stato il suo Dipartimento di Storia circondato dall’affetto degli amici, dei colleghi, degli studenti, di tanti Sardi. Consideriamo questa sua presenza oggi tra noi un segno di un legame profondo che la signora Marisa, Aldo, Mimma e la sua famiglia hanno voluto ricordare e riconoscere.

Ci ha tanto colpito la sua scomparsa, avvenuta sul lavoro, quasi sotto i nostri occhi, dopo la presentazione due giorni fa in aula Magna con Sabino Cassese e Paolo Pombeni del volume "La macchina imperfetta" in età fascista. Proprio questa settimana ci aveva consegnato la nuova edizione della sua Storia della Sardegna dalla preistoria ad oggi, un'opera fortunata, da lui curata per le Edizioni Della Torre.

Domenica ci aveva chiamato nel bar di Viale Umberto per discutere di nuove idee e nuovi progetti con gli amici di sempre. Mercoledì  al cinema abbiamo ascoltato la sua intervista sul film di Fiorenzo Serra, "L'ultimo pugno di terra", nella straordinaria rivisitazione di Peter Marcias, con quella transumanza di pecore e ma anche di uomini lontano dall’isola. E quella frase di Fiorenzo Serra e di Gavino Ledda a proposito della desertificazione e del disagio sociale degli anni ‘50, con quella espressione tremenda "maledetto quell'autobus, maledetto quel treno che svuota il mio paese". Quanta pena per la Sardegna, quanto desiderio di vedere un tempo nuovo, quanto amore per la sua gente, i suoi allievi, i suoi studenti, la sua famiglia che ha seguito giorno per giorno con la ricchezza del suo affetto e la sua intelligenza.

Ultimo aggiornamento Domenica 13 Maggio 2018 09:42

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Scritto da Administrator | 22 Marzo 2018

Presentazione del volume di Marcello Derudas, Il Convitto Nazionale Canopoleno di Sassari. Una finestra aperta su quattrocento anni di storia, Delfino editore

Vorrei iniziare questa breve presentazione con due ricordi recenti, forti e intensi, che possono raccontare con più immediatezza cosa è diventato il Canopoleno di oggi, grazie all’impegno dei rettori e dei dirigenti, dei professori, degli educatori, di tutti gli studenti: come Rettore dell’Università ho assistito più volte nell’Aula Magna del Canopoleno a manifestazioni e incontri di grandissimo interesse.

Quelli che mi hanno emozionato di più sono stati i concorsi liceali “Marta Mameli”, promossi dall’Associazione “L’Albero di Marta”, con la voglia di raccontare, di parlare, di superare il distacco della morte, di stringersi ai ragazzi che presentavano elaborati fatti di poesia e di sentimenti profondi, impegnati per un futuro nuovo per la Sardegna. L’ultimo concorso affrontava il tema della libertà e della responsabilità, l’etica delle  scelte individuali in rapporto ai condizionamenti storico sociali del mondo occidentale e alla formazione socio culturale che si riceve.

E poi un ricordo felice, uno spettacolo teatrale, un esempio di sperimentazione didattica di straordinaria vitalità, di passione, di emozioni profonde, come quelle che abbiamo provato ascoltando il canto struggente del paggio, una dolce ragazza sarda che annunciava la fine dell’avventura di Bruto e di Cassio nel Giulio Cesare di William Shakespeare sul palcoscenico del Canopoleno. Una parentesi incantevole in lingua inglese.

Ultimo aggiornamento Giovedì 22 Marzo 2018 22:13

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Scritto da Administrator | 20 Marzo 2018

Archeologia Disegnata di Francesco Carta

Questo volume voluto dall’Editore Carlo Delfino con il contributo della Fondazione di Sardegna esce poche settimane dopo la scomparsa (avvenuta l’8 gennaio 2018) di Ercole Contu, professore emerito di Antichità Sarde presso la Università di Sassari, che negli ultimi tempi ne aveva scritto la Prefazione per ricordare il suo lungo e fruttuoso sodalizio con il prof. Francesco Carta, personaggio vulcanico, che con queste immagini ci trasmette una visione inconsueta ed originale dell’”Isola dalle vene d’argento”, vista attraverso le straordinarie scoperte archeologiche; queste pagine più ancora documentano la crescita che l'archelogia, soprattutto quella preistorica, ha conosciuto negli ultimi decenni in Sardegna e non solo a livello di metodi di indagine, come disciplina incardinata nell'accademia, ma anche come passione, come tema di discussione per tanti insegnanti, per tanti studenti, ma soprattutto per tanta gente qualunque, appassionata del proprio territorio, alla ricerca delle proprie radici: un fenomeno culturale di massa che ha coinvolto intere generazioni.

La formula “Un Museo per tutti” utilizzata dallo stesso Contu nel 1976, rende bene l’idea di una impostazione museologica e museografica (ma non solo) per quei tempi straordinariamente innovativa; e ciò a significare la chiara impostazione didattica e divulgativa dell'esposizione, che da mero contenitore di oggetti rari e preziosi si tramutava in strumento di crescita e di promozione culturale per la comunità nella quale la struttura museale era inserita.

Oggi sappiamo meglio che tra i compiti più difficili dell’archeologia è la presentazione ad un vasto pubblico di monumenti e reperti archeologici risparmiati a stento dallo scorrere del tempo e dall’intervento dell’uomo. Arduo rendere comprensibili e didatticamente eloquenti antiche pietre e strutture in precario stato di conservazione, spesso avulse dalla loro ubicazione e funzione originaria.

Ercole Contu e i suoi collaboratori erano maestri in questo campo, come dimostra il recentissimo riconoscimento ottenuto dal documentario "Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi", realizzato con la regia di Andrea Fenu per l'omonima mostra, prodotta dall'associazione ArcheoFoto Sardegna con la direzione scientifica di Nadia Canu: un documentario premiato all'Archeofilm Festival di Firenze come migliore film di Archeologia preistorica.

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Marzo 2018 20:53

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Scritto da Administrator | 27 Febbraio 2018

Estratto dal volume
Carthage, maîtresse de la Méditerranée, capitale de l’Afrique (Histoire & Monuments, 1), (IXe siècle avant J.-C. — XIIIe siècle).
AMVPPC, SAIC Sassari, Tunisi 2018, S. Aounallah, A. Mastino (cur.), pp. 1-500


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Scritto da Administrator | 27 Febbraio 2018

Il viaggio di Enea fino a Cartagine.
La ricerca archeologica nel Mediterraneo.
Di Attilio Mastino


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Ultimo aggiornamento Martedì 27 Febbraio 2018 21:31
 

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Scritto da Administrator | 21 Gennaio 2018

Attilio Mastino
Presentazione del volume Fare teologia in Sardegna
Per i 90 anni della Facoltà Teologica della Sardegna (1927-2017),

a cura di Tonino Cabizzosu e Daniele Vinci
Studi e ricerche di cultura religiosa, Testi e monografie XIV
Editrice Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna University Press 2017
Cagliari, 19 gennaio 2017

 

Desidero ringraziare in apertura il Preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna prof. Francesco Maceri per avermi chiamato a presentare - assieme a Fabio Trudu – questo volume di studi pubblicati Per i 90 anni della Facoltà Teologica della Sardegna (1927-2017), a cura di Tonino Cabizzosu e Daniele Vinci, sintetizzando questi ricchissimi 14 articoli, mai interventi di circostanza, mai banali, scritti da colleghi e amici che si sono cimentati in questa impresa, con sguardi incrociati su tanti temi diversi, che ci consentono di penetrare in profondità ma rapidamente nei meccanismi di funzionamento di un’istituzione che è andata acquisendo sempre più prestigio e apprezzamento, e questo soprattutto grazie alla ininterrotta direzione affidata ai Padri Gesuiti e all’azione di tanti studiosi, animatori, collaboratori, che hanno seguito i giovani seminaristi tra Liceo e Facoltà, pieni di spirito cristiano e di passione civile.

I loro nomi, il loro impegno, la loro fatica quotidiana tornano in queste pagine con una riflessione sistematica, fatta anche con le tabelle con i nomi dei professori, i profili di alcuni docenti illustri, le schede sugli argomenti dei corsi e i libri di testo, prospetti riassuntivi per anno e per disciplina. Possiamo ora seguire il complesso processo di discernimento vocazionale che ha avuto alti e bassi sia sul piano della qualità che su quello della quantità nel corso di questo lungo periodo, quasi un secolo di vita (anche se ho visto che la Pontificia sul web rivendica una continuità con la storia secolare delle due università isolane), con tanti esempi di persone esemplari, che sono espressione di un popolo autentico, di un’umanità in cammino.

Ultimo aggiornamento Domenica 21 Gennaio 2018 22:11

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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