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Scritto da Administrator | 19 Ottobre 2018

Angela Donati. Intervento di Attilio Mastino
Bologna 17 ottobre 2018

Angela Donati è stata – per usare le parole di Giancarlo Susini – il primo professore di Storia romana nell’Ateneo sassarese fin dal 1974, dove aveva assegnato alcune tesi di demografia storica: dieci anni dopo, aprendo assieme ad Azedine Beschaouch il terzo dei convegni de L’Africa Romana ricordava lei stessa che all’Università di Sassari la legavano sul piano scientifico, intensi comuni programmi di ricerca e, sul piano umano, il riconoscimento di una radice e di una matrice di autentico e schietto spirito amico. Allora oggi vorrei far prevalere il ricordo dell’amica cara davvero, che aveva scelto nella ricerca di far brillare il proprio impegno sociale e politico, con dedizione, con finezza, lungi dalla retorica, con generosità, con la capacità di scoprire i talenti dei giovani allievi, come negli ultimi giorni con le fulminee pubblicazioni su Epigraphica degli articoli che presentavano scoperte e novità da tutto l’ecumene romano, correggendo pazientemente, indirizzando, suggerendo, sempre con uno sguardo paziente e partecipe.

Già nella Presentazione del secondo volume dell’Africa Romana nel 1985 ricordava il tema dei collegamenti tra le due sponde del Mediterraneo sul piano della ricerca scientifica ma anche delle relazioni tra le persone, gli studiosi, la gente comune: se c’è un simbolo di questi contatti sono le navi dell’ipogeo di Ercole Salvatore a Cabras da lei raccontate negli studi in onore di Piero Meloni, un monumento sul quale era tornata con noi proprio sul numero di “Epigraphica” del 2018.  Nel saluto come segretaria generale dell’AIEGL al convegno di Tozeur del 2002 ricordava di aver vissuto i nostri incontri fin dai loro primissimi passi con Marcel Le Glay e sempre li aveva seguiti nel loro vagare tra diversi luoghi della Sardegna, dell’Africa e della Spagna, come a Siviglia dove aveva aperto il convegno con una lezione magistrale firmata assieme a Raimondo Zucca sulle ricchezze dell’Africa. A lei dedicheremo il XXI dei nostri incontri a dicembre a Tunisi, presso la Scuola archeologica italiana di Cartagine di cui era voluta diventare socia onoraria.

Ultimo aggiornamento Venerdì 19 Ottobre 2018 22:42

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Scritto da Administrator | 07 Ottobre 2018

Attilio Mastino, Raimondo Zucca (Università di Sassari)
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, / fin nel Morrocco, e l’isola de’ Sardi, / e l’altre che quel mare intorno bagna. Le isole del Mediterraneo occidentale, dell’Atlantico iberico e del Marocco tra oralità e scrittura
Convegno internazionale Isole, Isolanità, Insularità (Cagliari, 3-5 ottobre 2018)


Il richiamo al celebre “Canto di Ulisse” dantesco di If. XXVI, con la terzina dei vv. 103-105, definisce un paesaggio insulare del Mediterraneo occidentale dei Mappamondi, delle carte nautiche e dei portolani medievali cristiani e arabi, così come il paesaggio atlantico, oltre i riguardi posti da Ercule (le Colonne d’Ercole) (If. XXVI, 107-108: quando venimmo a quella foce stretta / Dov’Ercule segnò li suoi riguardi), che era quello d’un mondo sanza gente (If. XXVI, 117), dunque privo di abitanti, ancorché la cosmografia antica vi conoscesse delle isole (in primis le isole dei Beati o Insulae Fortunatae, citate da Dante nel De Monarchia (Mn. II III 13)), così come il medioevo con la Navigatio Santi Brandani e con lo stesso Dante che conosce Gade (Pd. XXVII 82), l’ isola atlantica di Gadir/Gadeira/Gades a 76 miglia nautiche (130 km) ad ovest delle colonne d’Ercule; nel Grande Oceano si conclude il folle volo di Ulisse (If. XXVI, 125), con l’ultimo naufragio davanti alla montagna bruna / per la distanza e parvemi alta tanto / quanto veduta non avëa alcuna (If. XXVI, 133-135), ossia l’isola oceanica del Purgatorio.

Prendendo l’avvio dalle isole dell’immaginario mediterraneo e atlantico di Dante proponiamo una riflessione sulle insulae occidentali attraverso le coordinate geografiche, mitostoriche, linguistiche ed epigrafiche della Sardinia et Corsica, delle Baliares, dell’arcipelago gaditano e delle insulae Purpurariae (Mogador, presso Essaouira- Marocco), soffermandoci su alcuni fulcri tematici:

1) La geografia antica delle isole occidentali.

2) L’itinerario mitico eracleo che abbraccia in una antica ruta de las islas le isole citate.

3) Il melting pot degli ambienti insulari dei mari d’Occidente tra autoctoni, levantini, greci, romani, arabi.

4) Le lingue e le scritture nelle isole d’Occidente.

Ultimo aggiornamento Domenica 07 Ottobre 2018 21:58

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Scritto da Administrator | 02 Ottobre 2018

Intervento di Attilio Mastino per la 59° edizione del Premio città di Ozieri
Ozieri, 29 settembre 2018

Cari amici,

i risultati di questa 59° splendida edizione del Premio città di Ozieri sono stati discussi a partire dalla riunione della Giuria del 5 luglio che si è confrontata intorno alle opere in poesia e in prosa di centinaia di partecipanti, con moltissime eccellenze che abbiamo potuto apprezzare in modo convinto: tanta aria fresca sta circolando tra i poeti della Sardegna.

Lasciatemi ringraziare il Presidente del Premio Vittorio Ledda, il vulcanico Segretario Antoni Canalis, la Giuria, i poeti, le Autorità, il Sindaco Marco Murgia, l’Assessore Ilenia Satta, i giornalisti; e ancora il pubblico.

Purtroppo non ha preso parte ai nostri lavori il nostro Paolo Pillonca, scomparso il 26 maggio scorso, che molti di noi hanno accompagnato fino a Seui per l’ultimo viaggio. Parlarne oggi rinnova un dolore autentico, una pena profonda, perché verso Paolo Pillonca ho sempre provato un’ammirazione senza confini: la sua profondissima cultura classica che emergeva ogni volta che c’incontravamo, tra Omero, Cicerone, Orazio, il Padre Dante, con citazioni che mi sembravano puntualissime e davvero felici e che pensavo fossero dedicate espressamente a me, anche se non era così.

Ultimo aggiornamento Martedì 02 Ottobre 2018 21:59

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Scritto da Administrator | 30 Agosto 2018

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Attilio Mastino

Neptunus Augustus and the fons Thignicensis: The works commissioned by the knight P. Valerius Victor Numisianus Sallustianus, of the Papiria tribe, by his father and his mother for the Temple of the Waters of Aïn Tounga in Tunisia

24° Annual Meeting of the EAA in Barcelona 2018 (8 settembre 2018)
Session: Lived Ancient Religion in North Africa


In this prestigious setting we aim to summarise the complex phenomenon of the cult of Neptune in North Africa, by way of about hundred inscriptions and dozens of mosaics, with reference to the latest developments (that have recently been published in “Epigraphica”) in relation to the fons Thignicensis and the work undertaken for the gathering of the spring waters of Thignica carried out by the knight Publius Valerius Victor Numisianus Sallustianus, of the Papiria tribe, by his father Valerius Tertullianus and mother Caecilia Faustina for the “Temple of the Waters” in Aïn Tounga in Tunisia, in the period of Gallienus and Salonina.

In reality, this is a monument dominated by the aedem [dei Nept]uni, which has been conceptually compared to the far more famous “Temple of the Waters of Zaghouan”, which was the origin of the Hadrian-era Carthage aqueduct; the dedication Neptuno Augusto sacrum links it closely to the Imperial cult, also by way of the use of the summae honorariae of the three flamines perpetui. This is an area that has been affected by the decrees of lex Hadriana de rudibus agris studied by Hernán Gonzáles Bordas of the Università of Alcalá de Henares in the text found at Henchir Hnich (Krib region, Tunisia).

It is precisely to Hadrian that the plan of the great Carthaginian aqueduct is to be attributed. This impressive work channelled water from Zaghouan to the cisterns of Malga and to the baths inaugurated in the first year of Marcus Aurelius and Lucius Verus: El-Bekri in c. 1068 knew of the origin of the aqueduct in the mountains of Zaghouan (56 km as the crow flies) and was able to state that the work took forty years, hence starting from the era of Hadrian. Arriving in a moment of great drought in Africa, it was Hadrian, in 128 AD, who planned the great aqueduct that was to give Carthage its new name: Hadrianopolis. The aqueduct was built above all to supply the great seaside baths, commonly known as “Thermes d’Antonin”, of which the commemorative plaque remains.

Ultimo aggiornamento Giovedì 30 Agosto 2018 21:13

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Scritto da Administrator | 15 Agosto 2018

Intervento per la consegna del candeliere speciale, 13 agosto 2018


Signor Sindaco, cari amici,

in questi giorni mi sono chiesto a lungo cosa dire per riuscire ad esprimere la mia gratitudine verso questa città ospitale che amiamo, Sassari, per questo candeliere speciale. Brigaglia mi avrebbe detto di non essere noioso come al solito. Ricevo questo candeliere anche a nome dei miei colleghi, dei miei studenti, dei miei amici; quaranta anni fa questa città mi ha accolto a braccia aperte con generosità, attenzione, orizzonti larghi, serenità, al di là dei miei meriti.  Ricevere oggi il Candeliere speciale significa per me entrare ancora di più nel mondo variopinto, chiassoso, allegro e allo stesso tempo misterioso e profondo dei Gremi, in quella che viene definita non banalmente l’anima della città, che ci emoziona tutti.

L’emozione e il percorso verso la “Festha Manna” sono iniziati domenica scorsa con i piccoli candelieri partecipi (con una serietà inusuale per dei bambini) di un rito fatto di ritmi, di musiche, di balli, di relazioni sociali profonde, di vita vera.  Di gioia, lungo il Corso Vico che straboccava di bambini rigidamente ordinati secondo tradizioni che si trasmettono da generazioni, con un minicandeliere portato dalle piccole gremianti, un segno che indica le trasformazioni che rinnovano il rito.

Lo stesso interesse venerdì scorso abbiamo visto tra i partecipanti al corteo dei 19 pesanti ceri dei candelieri medi rimasti rigorosamente all’esterno delle porte di Santa Maria, la chiesa francescana che mantiene un legame diretto con la terra santa di Betlem. Domani identico entusiasmo susciterà in tutti i sassaresi la Faradda Unesco, per sciogliere un voto religioso ma anche per raccogliere i frutti di un lavoro che si è sviluppato per tutti i giorni dell’anno. In questo senso penso agli archivi ritrovati nelle sedi dei Gremi ma anche alle relazioni degli obrieri con i novizi, ai tanti progetti e ai nostri sogni.

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Scritto da Administrator | 04 Agosto 2018

La scomparsa di Paolo Pillonca (Osilo 8 ottobre 1942 – Cagliari 26 maggio 2018)

Verso Paolo Pillonca da sempre ho provato un’ammirazione senza confini: la sua profondissima cultura classica che emergeva ogni volta che c’incontravamo, tra Omero, Cicerone, Orazio, il Padre Dante, con citazioni che mi sembravano puntualissime e davvero felici e che pensavo fossero dedicate espressamente a me, anche se non era così.

Questa conoscenza professionale di dettaglio della poesia in lingua sarda, in particolare questa sistematica schedatura della folta schiera degli improvvisatori, che si estendeva nel tempo dai grandi del passato, copriva spazi geografici  impensabili, raccontava una passione, una curiosità, una sensibilità che ci commuoveva e ci incantava. I suoi interventi erano davvero godibili e apprezzati da un pubblico eterogeneo e vivace.

Tante volte l’avevo interrogato su aspetti marginali, sui poeti dei miei territori, Giovanni Nurchi a Bosa, Pittanu Morette a Tresnuraghes, Gavino Delunas a Padria oppure Remundu Piras a Villanova, trovandolo sempre preparato e capace di penetrare il senso profondo, l’eleganza, la qualità della produzione poetica isolana, la sua ispirazione profonda, le sue radici.

Ultimo aggiornamento Sabato 04 Agosto 2018 23:16

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Scritto da Administrator | 01 Luglio 2018

Attilio Mastino (with the contribution of Sergio Ribichini)
The Italian Archaeological School in Carthage
Workshops on Archaeology in Africa
Rome, La Sapienza, 7th December 2017


The study that has been undertaken over the last thirty years of the historical relations between North Africa and Europe in antiquity is far-ranging and rich in results. The areas studied include the pre- and proto-historic phases of the Berber world, the colonisation by the Phoenicians, the foundation of Utica and Carthage, the Mediterranean politics documented by the Etruscan-Carthaginian and Roman-Carthaginian treaties, also dealing with Hannibal and the rather hypocritical tears of Scipio Aemilianus, as well as the new urbanisation by order of Gaius Gracchus, then by Caesar and Augustus twenty years after the re-foundation of Carthage. Virgil in Book I of the Aeneid describes the builders of Dido’s Carthage as being like thousands of bees in a hive at the start of summer, toiling to produce honey with a scent of thyme: it is clear that Virgil was thinking of the Augustinian colony as it was in the years in which he was writing, a Mediterranean capital rich in products coming from the wide Numidian hinterland.

In the fervour of the structores Tyrii of Carthago, the refugee from Troy, Aeneas is both hospes welcomed with respect by the queen and then hostis who is cursed for centuries: he observes, through Virgil’s eyes, the furrow of the plough as it marks the sacred limit of the colonia, renewing the pain and the hope that motivate those who build a new city, in contrast with his original hometown, Ilium, that was devoured by the flames. There is no doubt that Virgil reflects the urbanistic experience of the Augustinian Age in Africa in his description of the birth of Carthage with the theatrum of the immanes columnae of the frons scaenae taken from quarries in which the specialised workers laboured untiringly to extract the stone to build the new city. Or yet again the portae of the walls and the strata viarum, the urban viae silice stratae, the judiciary basilica and the theatre. Virgil’s lines exalt the activity of the men of goodwill, even though the gods and goddesses are fully involved in a studium and in an ars that nobilitates those who practice it.

Ultimo aggiornamento Domenica 01 Luglio 2018 21:44

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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